Sul quotidiano “Il Tempo” di ieri, giovedì, parla la giudice della I Sezione ter del Tar del Lazio Linda Sandulli. La sua difesa è in sostanza in una spiegazione: «Le gare e gli appalti vengono trattati in tutte e 12 le sezioni del Tar del Lazio ed anche spostandomi altrove potrei trovarmi ad aver a che fare con il contesto in cui opera da 31 anni la società di mio marito. Dovrei “scappare” di volta in volta da una sezione a un’altra?». A queste parole non poteva non seguire la reazione di Eriches 29, la cooperativa sociale che si è aggiudicata a luglio 2013 il bando per la gestione del Cara di Castelnuovo di Porto ma che tra ricorsi e blocchi dei tribunali amministrativi non è ancora riuscita a entrare con i suoi operatori nel centro di accoglienza dei rifugiati.
LA RISPOSTA AL MAGISTRATO – «La nostra risposta è che sarebbe stata opportuna un’astensione dal giudizio amministrativo da parte del Giudice sui procedimenti riguardanti un committente (la Prefettura di Roma) della società sua e del marito infatti nel CARA di Castelnuovo la Proeti Srl effettua la manutenzione ed ha quindi contatti obbligati con gli attuali gestori della Gepsa spa, società francese che rientra nel gruppo multinazionale Gdf Suez. In assenza dell’opportuna astensione dal giudizio il risultato per noi del Consorzio Eriches 29 è che ci ritroviamo esclusi da una gara per cui avevamo già sottoscritto il contratto e siamo proprio curiosi di conoscere le “cervellotiche” motivazioni che hanno prodotto tale esito per azionare il ricorso al Consiglio di Stato». Di certo si è visto nei mesi scorsi che il centro, temporaneamente senza un gestore titolare, subisce un degrado crescente per le famiglie costrette a soggiornarvi: il tutto nell’indifferenza totale, vista anche la relativa lontananza da Roma. Ma intanto è la Eriches29 a subire i maggiori danni.
COSTI ALLE STELLE PER LA COLLETTIVITÀ – «Per restare ai fatti – proseguono i dirigenti di Eriches – certo è che il provvedimento cautelare emesso in favore di Gepsa, volto ad impedire l’ingresso di Eriches nel contratto, ha determinato in capo a Gepsa la prosecuzione nella gestione del servizio all’interno del Centro di Accoglienza, con un aggravio di spesa per la Prefettura di Roma di circa 200.000 euro mensili. Come certo è che anche il primo giudizio del 2011 a favore di Gepsa poi ribaltato dal Consiglio di Stato ha determinato un congruo indennizzo alla Domus Caritatis. Come è altrettanto certo che se un avvocato non può esercitare la propria attività professionale nel distretto ove il coniuge esercita le funzioni di Magistrato allo stesso modo non dovrebbe essere possibile che un Giudice Amministrativo si pronunci su questioni strettamente legate al distretto dove il coniuge (e se stesso in qualità di socio) esercita l’attività di impresa. In ultimo, certo sarà che saluteremo con soddisfazione l’ingresso della cooperazione sociale nella gestione dei servizi del CARA al posto della multinazionale francese».
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