E’ diventato «lo zio di tutti» Maurizio Cella, il sessantenne disoccupato a cui hanno strappato la casa e i figli (leggi l’articolo). Dopo la notizia diffusa da Cinque Quotidiano il caso ha fatto il giro della rete fino a raggiungere le stanze del Comune di Nettuno, dove stamattina un gruppo di cittadini ha voluto manifestare per sostenere la battaglia di Maurizio.
DAI COMMENTI SULLA RETE ALLA PIAZZA «La storia di Maurizio è comune a quella di tanti nostri amici e famigliari – racconta un cittadino. E’ una storia che dimostra la scarsa attenzione di questo Comune e di tutti gli amministratori in genere verso i problemi della povera gente». I cittadini hanno anche inoltrato l’articolo di Cinque Quotidiano a Le Iene per chiedere una maggiore attenzione.
LA LETTERA ALLE IENE E A STRISCIA LA NOTIZIA – Al sit in pacifico davanti al Comune hanno partecipato anche alcune famiglie ex residenti in via Corallo che rivendicano una sistemazione adeguata dopo lo sgombero del 5 marzo scorso. Il Comune per ora temporeggia, ma Maurizio è deciso ad andare fino in fondo. «Voglio riprendermi la famiglia e la casa, due cose che mi spettano di diritto, non chiedo null’altro – commenta Maurizio. Sono state le istituzioni a mettermi in queste condizioni e da loro pretendo ora una soluzione».
L’APPELLO DELLA FIGLIA – Anche la figlia Nina dalla lontana Moldavia è preoccupata per la sorte di suo padre e dei suoi due fratelli. Nina è sposata e vorrebbe ricongiungersi alla sua famiglia, magari nella stessa casa di un tempo. Attraverso Cinque Quotidiano ha inviato una lettera al sindaco Chiavetta affinché possa prendere in esame la condizione di suo padre. Di seguito riportiamo i passi del suo scritto.
«Sono la figlia di Cella Maurizio, nostro padre è sempre stato un grande lavoratore, un padre sempre presente per i figli e non ci ha mai maltrattati, ne ci ha fatto mai mancare nulla. Purtroppo ne abbiamo passate tante e mi dispiace dire che è stata tutta colpa di mia madre. Ha sempre lavorato onestamente e può farlo ancora, quindi non è assolutamente giusto che debba finire dentro un ospizio. Invece di deprimerlo così e di buttarlo giù, perché non gli diamo una mano?Offrendogli una casa abitabile ed un lavoro? Lo so che non sono nessuno per chiedere questo, ma voglio solo che mio padre, venga aiutato come merita, e ora che abbia un po’ di pace. I miei fratelli come io gli vogliamo tanto bene, io adesso sono all’estero perché mio marito ha dei problemi, però i miei fratelli soffrono. Non si puo negare a dei bambini, di stare lontani dal padre, solo perché è stato sfortunato. Non abbiamo fatto niente di male, ve lo chiedo col cuore in mano, aiutateci. Mio padre merita di riprendersi i suoi figli, ma come può farlo senza una casa ed un lavoro? Io credo che il signor Alessio Chiavetta sia un uomo in gamba e ce lo dimostrerà, può aiutarci se vuole. Mio padre ha bisogno di stare con la sua famiglia. La nostra vecchia casa in via Corallo n°16 nostro padre l’ha ottenuta onestamente, gli è stata assegnata dal sindaco e adesso, lo hanno sfrattato lasciandolo così senza una dimora. In questo modo anche io e mio marito non abbiamo più una residenza, non abbiamo più un posto dove stare quando torniamo in italia. Ci sono tante altre famiglie come noi che vanno aiutate, noi come altri meritiamo, non si può negare a nessuno di stare con la propria famiglia. Per favore aiutateci a riprendere la nostra famiglia e la nostra vita e ciò che meritiamo dopo tanta sofferenza, abbiamo il cuore a pezzi per ciò che accaduto».
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