Che nel Pd si azzuffino fra di loro non fa più notizia e tantomeno sconvolge i militanti, eccetto gli incanutiti nostalgici di Enrico Berlinguer che oggi Eugenio Scalfari ricorda con passione su Repubblica. Un’altra vita, perché la vita vera, quella di oggi, vede i democratici spintonarsi per una poltroncina di presidente all’assemblea regionale del partito che ha appena eletto segretario Melilli con le primarie. Naturalmente la stampa ci ricama su mentre lo ‘storico’ scontro era ed è fra ex popolari, franceschiniani, lettiani e renziani dell’ultima ora, contro i renziani doc della prima ora.
RENZIANI DELLA PRIMA ORA SCONFITTI – Come lo è certamente l’on Lorenza Bonaccorsi, sconfitta alle primarie con il 30%, ma che per prassi avrebbe dovuto ottenere la presidenza dell’assemblea. Per di più Liliana (dipendente di Lazioservice e molto vicina all’ex assessore oggi deputato lettiano Di Stefano) non è membro dell’assemblea stessa. Nella contesa i bersaniani non si sono agitati più di tanto e nemmeno gli uomini più vicini a Bettini che in quel consesso non sono poi molti. E allora perchè tanto nervosismo? Probabilmente il nocciolo del problema sta ancora a Roma dove la pausa preelettorale esclude sino a giugno cambiamenti o rimpasti che dir si voglia. Ma visto che ieri Marino ha chiesto aiuto al Pd (cosa che in verità fa spesso procedendo poi per conto suo) non è da escludere che dopo le europee si riaprano le danze.
NERVOSISIMI E CAMBIAMENTI NEL PD ROMANO – In tal caso qualche cambiamento potrebbe intervenire e la poltrona di presidente dell’assemblea significa restare nei giochi capitolini. Basterebbe ad esempio che Coratti lasciasse la poltrona di presidente dell’aula Giulio Cesare per occupare quella di assessore per dare il via al prevedibile giro dell’oca. In tal caso anche D’Ausilio attuale capogruppo e ligio alle indicazioni del segretario romano del Pd Lionello Cosentino, potrebbe migrare verso altri incarichi. Se poi gli assessori da avvicendare fossero due o addirittura tre la partita si farebbe ancor più ghiotta e interessante.
TUTTO DIPENDERÀ DALLE ELEZIONI EUROPEE – E’ opinione diffusa che solo l’esito delle europee deciderà la sorte del rimpasto e solo il consuntivo del bilancio 2014, l’anno prossimo, deciderà quella di Ignazio Marino. Facile dedurre che il sindaco non abbia alcun interesse urgente per cambiare la sua squadra. Intanto Coratti si sente le ali ai piedi e all’intervistatore di Repubblica che gli chiede “come giudica l’amministrazione Marino dopo 10 mesi dall’elezione?” Risponde perentoriamente “È suonata la campanella, la ricreazione è finita. A Roma serve un messaggio di grande ripresa, ora serve davvero una velocità maggiore.” Sempre che un Pd litigioso non si riduca al ruolo di bidello.
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