Torna alla ribalta il tema della prostituzione. Questa mattina l’ex vice sindaco Sveva Belviso, attualmente capogruppo Pdl al Campidoglio, ha annunciato l’avvio di una raccolta firme per il referendum contro la prostituzione in strada e per la riapertura delle case chiuse. Nella pagina Facebook si legge: «Tanto interesse da parte dei cittadini, tante domande. E, da parte nostra, molto impegno». Che il tema sia da affrontare non c’è dubbio: tanti sono i casi di prostituzione “coatta” che riempiono le cronache dei giornali. Solo ieri la squadra mobile di Roma ha sgominato una banda di sfruttatori che costringeva giovani e giovanissime in strada con minacce e vessazioni. Ma c’è chi vorrebbe regolamentare anche le prestazioni di quelle decine di persone (donne, uomini, transessuali) che si vedono ogni giorno in tutte le strade consolari della città. In questo caso a cozzare con una professione “di fatto” legale sono le motivazioni dei cittadini: decoro urbano, ordine pubblico e sicurezza in primo luogo. L’ex sindaco Gianni Alemanno ha affrontato la questione a suon di ordinanze che inasprivano le multe e aumentavano gli oneri dei vigili urbani. La ministra Mara Carfagna presentò nel 2008 un disegno di legge anti prostituzione per trasformare in reato la professione, ma non fu mai varato. Ignazio Marino ha abbandonato la via intrapresa dal suo predecessore e ha deciso di lavorare prima di tutto a una revisione del regolamento di polizia urbana. Ma, al momento, l’unico riferimento a livello nazionale è la legge Merlin che ha 55 anni. Ora il consigliere Belviso torna sull’argomento con una petizione popolare che potrebbe non piacere al Vaticano, ma almeno riaccende il dibattito sul fenomeno. Staremo a vedere che sviluppi avrà.
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