C’è del malessere nella maggioranza che sostiene il sindaco Ignazio Marino, in particolare non sembrano filar lisci i rapporti con il Pd romano da tempo immemorabile mosaico di interessi e lobbies, ma in ogni caso una potenza e non solo da oggi. Nella sostanza consiglieri comunali e non solo di maggioranza, accusano il sindaco di essersi asserragliato nel suo cerchio magico di fedelissimi, di non volersi confrontare con nessuno, di non aver ancora portato una delibera in aula Giulio Cesare a parte la pedonalizzazione dei Fori. Ovviamente su questi sordi brontolii la stampa romana ci intinge il pane, soprattutto il Messaggero che a questo sindaco non gliene passa una, ma tutto sommato prima o poi un qualche accordo su Acea si troverà pure per soddisfare il finanziere/editore Caltagirone. Più preoccupante la prospettiva della prossima approvazione del Bilancio che vede il Comune di Roma seduto sulla polveriera di un miliardo di debiti e passa (ma di molto) accumulati dalle municipalizzate in primis Atac e Ama (giusto quanto basterebbe oggi a Letta per quadrare temporaneamente i conti del Bel Paese). Singolare risulta quindi la posizione del capogruppo capitolino del Pd, Francesco D’Ausilio, che solo pochi giorni fa ha parlato di una proposta al sindaco in 10 punti giusto per riequilibrare i rapporti di forza Sindaco/Gruppo Pd. Dopo l’esternazione è seguito il silenzio o comunque non è apparso alcun documento ufficiale per cui i punti potrebbero ridursi ad una semplice sollecitazione politica. Ma ormai il Pd ha scoperto le sue carte. Qualcuno ribatte che alle rimostranze del Pd sulla scarsa attività deliberativa dell’Aula Giulio Cesare il presidente dell’assemblea Coratti potrebbe intanto porre all’odg e portare in Consiglio quella delibera di Giunta sui criteri innovativi per la nomina dei dirigenti approvata mesi fa e della quale non si è più sentito parlare. Intanto la maggioranza tace sulla moltiplicazione, vera o presunta, delle assunzioni di esterni nello staff del sindaco rivelate anche oggi da Panorama e parzialmente smentite da un comunicato dell’ufficio stampa del Campidoglio. Se l’andazzo è quello appena descritto pare evidente che Ignazio può anche puntare tutte le sue carte sulla vendita del brand “Roma” all’estero dove probabilmente trova molta più sintonia che non nella sua maggioranza. Oppure sulla sua immagine (passeggiata con Renzi a parte) al di fuori delle beghe della politica politicante, ma, lo ripetiamo, lo scoglio vero sarà l’approvazione del bilancio per la quale se il Pd dovrà rinunciare a posizioni di potere, il sindaco per parte sua, dovrà essere coinvolgente, dialogante e quant’altro serve a rafforzare la sua linea di rinnovamento e trasparenza. Forte non solo delle sue prerogative di comando, ma del fatto che nessuno vuole andare a casa prima del tempo. Altrimenti altro che fibrillazioni, qui si rischia l’infarto.
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