E' iniziata la nuova stagione degli sgomberi nei campi nomadi della capitale. Da questa mattina alle 7.15 è in corso il trasferimento forzato di 35 famiglie rom dall'insediamento abusivo di via Salviati. Carabinieri, polizia di Stato e polizia municipale stanno trasferendo i 120 rom presenti nel campo improvvisato. L'insediamento era sorto nello scorso giugno, quando le famiglie erano fuggite da Castel Romano in seguito, a loro dire, ad episodi di violenza etnica. Un precedente tentativo di sgombero era fallito il 12 agosto. Ora il Comune e le forze dell'ordine sembrano essere passati alle maniere forti. Ma le famiglie non mollano. Da indiscrezioni dell'ultim'ora sembra che alcuni gruppi di nomadi non abbiano accettato la decisione, rimanendo così nel prato attiguo a quello abusivo.
Non è bastato neanche lo sciopero della fame annunciato lunedì da Dragan Sandor Trajlovic, portavoce della comunità. Secondo il portavoce della comunità, dopo il primo tentativo di sgombero da parte del Comune, ai primi di agosto, dal Campidoglio non c'è stata alcuna risposta ai loro appelli. «Abbiamo chiesto la proroga di una decina di giorni per avere un incontro con le istituzioni competenti. Ho scritto delle lettere, ho mandato dei fax per chiedere un incontro e trovare una soluzione, ma non siamo stati ricevuti. Abbiamo ricevuto soltanto sgomberi". Al sindaco Ignazio Marino, aggiunge Trajlovic, "chiedo di fare un tavolo e dialogare, per trovare una soluzione insieme che vada bene sia per i rom di via Salviati, che per l''amministrazione di Roma. L''unica certezza e'' la nuova notifica di sgombero. Non possiamo tornare a Castel Romano- aggiunge il portavoce- perche'' non c''e'' convivenza. Non abbiamo ancora raccontato tutto quello che abbiamo subito. Ogni volta che avevamo dei problemi facevamo delle segnalazioni. Ce ne sono 500, ma chi sa dove sono finite.
LEGGI ANCHE: «Case ai nomadi»: si riaccende il dibattito
Secondo il Campidoglio, lo sgombero si rende necessario «per garantire ai bambini la ripresa delle scuole e perchè le condizioni igienico-sanitarie del campo sulla Collatina sono estremamente precarie: mancano infatti acqua, corrente elettrica e servizi igienici».
Dura reazione di Amnesty International Italia, Associazione 21 luglio e Centro Europeo per i Diritti dei Rom (Cedr): «Lo sgombero non rispetta standard e garanzie procedurali ponendosi in continuità con le ripetute violazioni dei diritti umani perpetrati già dalla passata Amministrazione capitolina».
cs