Cocaina in pentole trapunte e dolci: sequestrati 65 kg a Fiumicino

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L’ennesima ondata di droga pronta a invadere la Capitale, probabilmente per animare le serate dell’estate romana, è stata intercettata all’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino dai Finanzieri del comando provinciale di Roma. In diverse occasioni, le Fiamme Gialle del gruppo di Fiumicino, in collaborazione con il personale del servizio di vigilanza antifrode dell’Agenzia delle dogane, hanno sequestrato oltre 65 chili di cocaina, nonché arrestato tre cittadini italiani, due venezuelani e due argentini.

Singolare il caso di uno di questi ultimi, proveniente da Buenos Aires, che ha tentato di superare la barriera dei controlli con un carico di oltre 3 chili di polvere bianca abilmente occultata all’interno di confezioni di dolci perfettamente sigillate.

Non meno fantasioso lo stratagemma utilizzato da un italiano proveniente da Lima (Perù) che, durante l’ispezione ai suoi bagagli, ha giustificato il possesso di una batteria da cucina quale strumento di lavoro utile per la sua attività di chef. Il peso considerevole e il notevole spessore del materiale hanno però indotto i militari a approfondire la situazione consentendo di scoprire, all’interno di ogni pentola, doppifondi contenenti cocaina per un totale di circa un chilo.

Altri 15 chili, sempre di coca, erano detenuti da due corrieri italiani, provenienti questa volta da San Paolo (Brasile), che avevano nascosto la droga nei doppifondi realizzati nei propri bagagli.

Per un argentino proveniente da San Paolo (Brasile) sono state fatali le pesanti imbottiture di due trapunte trasportate impregnate di cocaina liquida, il cui peso, al termine dei processi chimici di estrazione, ammonta a 11 chili.

Il quantitativo di droga più ingente è stato trovato a due giovani provenienti da Caracas (Venezuela), che detenevano, nei loro bagagli, ben 35 chili di cocaina divisi in 32 panetti, già pronti per essere smerciati probabilmente alla malavita romana.

Grazie all’elevato grado di purezza, tutto lo stupefacente sequestrato avrebbe potuto rendere oltre 18 milioni di euro. I sette sono stati trasferiti presso il carcere di Civitavecchia, a disposizione della locale autorità giudiziaria.

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