Crisi economica, urbanistica e soluzioni che non aumentino il cemento nella capitale. Nuove edificazioni, rigenerazione delle periferie e centro storico. Ieri in audizione alla commissione comunale Urbanistica l’assessore Giovanni Caudo ha spiegato a tutto campo la situazione di un settore che, nella Capitale, è da sempre sinonimo di lavoro ed economia.
Il primo punto e il più dolente è quello dei mancati introiti nelle casse comunali: «Per quest’anno, secondo i dati che mi sono stati forniti dal responsabile del bilancio, c’è una previsione intorno ai 54 milioni di euro di introiti, che sono circa la metà rispetto all’epoca d’oro precedente alla crisi. Quindi, abbiamo dimezzato gli introiti degli oneri di urbanizzazione e abbiamo circa 600 pratiche di permessi a costruire già istruite ma ferme negli uffici, perchè non vengono ritirate dalle imprese a causa sia del mercato che non accoglie sia perchè il sistema creditizio non consente alle imprese di acquisire risorse per pagare gli oneri».
L’obiettivo, attraverso un protocollo di intesa in fase di ultimazione, è quello di fare pressione sulle banche per ottenere un maggiore accesso al credito. «Stiamo cercando di mettere in piedi alcune iniziative e abbiamo cominciato parlandone con il presidente dell’Ance, Buzzetti» spiega ancora Caudo che conclude: «Alcune delle imprese che hanno pagato gli oneri per ritirare il permesso a costruire ci hanno ripensato e richiedono i soldi indietro. Noi abbiamo 3,264 mln di richieste». Critico sul discorso entrate anche con il governo in carica: «C’è una norma all’interno del “decreto fare”, ora in discussione alla Camera, che rischia seriamente di fare perdere altri soldi ai comuni i termini di oneri di urbanizzazione non percepiti» specificando che «Il decreto sulla “sagoma” costerebbe una riduzione del 15/20% degli oneri di urbanizzazione».
Ma se la crisi richiederebbe un colpo di reni e magari l’accelerazione dei progetti fermi per costruire nuovi lembi di periferia, garantire nuovo lavoro all’imprese e assicurare anche al comune nuove entrate, l’assessore Caudo placa gli animi e spiega il suo disaccordo con l’attuale piano casa regionale: «Nei piani attuativi, anche se decaduti, se c’è un residuo di non residenziale, si possa chiedere di realizzare in quell’area quanto previsto dal piano non realizzato più il 10% della cubatura totale del piano attuativo. Una norma che per me è un errore» ha detto chiaramente, spiegando poi che le regole attuali premierebbero senza motivo chi non ha costruito. «Allo stato attuale gli uffici hanno 37 proposte di questa natura che sono 600mila mc, cioè una variante di piano. Pensate all’impatto di questo carico ulteriore su fogne e rete idrica, per non parlare degli standard. Qui salta tutto per aria. E non è previsto che la giunta nè il consiglio si occupino di questi interventi. Mentre capisco che se ho un capannone lo trasformo in residenza, non capisco il fatto di avere un diritto edificatorio senza avere l’oggetto edilizio e lo faccio diventare un cambio di destinazione d'uso, addirittura con una premialità. Come Roma Capitale penso di mandare alla Regione un’esplicitazione in questo senso».
La valorizzazione è invece l’obiettivo principale che tocca la città storica: «Attualmente abbiamo 52 interventi previsti nella città storica, che dobbiamo rivedere uno a uno per capire cosa e quale programmazione mettere in campo. Sono risorse che i privati possono mettere per fare opere nella città storica ma per ora ci siamo fermati con le risorse che abbiamo». «Riusciremo a fare la pedonalizzazione di tutto il tridente da piazza Augusto Imperatore a piazza del Popolo – ha spiegato – Stiamo cercando di capire le risorse per l'Augusteo, peraltro l''anno prossimo ricorreranno i 2000 anni dalla morte di Augusto. Abbiamo un intervento della Soprintendenza per il restauro del manufatto che ammonta a circa 4 mln e ci chiede 3,2 per fare il restauro».Infine le tematiche della riorganizzazione del Dipartimento comunale e della spending review: «Il dipartimento Urbanistica ha 5 sedi e 459 dipendenti, cui si sommano i 676 dipendenti di Risorse per Roma» per un totale di 1.135 persone. Bisognerà pensare a una diversa redistribuzione di queste risorse».
cq