Sono arresti eccellenti quelli effettuati ieri mattina dai carabinieri del Noe su richiesta della Procura di Roma e del pm Stefano Pesci nell'ambito di un'indagine per corruzione di atti giudiziari. Destinatari delle ordinanze di custodia cautelare sono state sette persone tra cui un giudice del Tar del Lazio, F.A.M.D.B., l'avvocato M.D.P. e l'imprenditore G.C., ma anche l'ex presidente della Banca Popolare di Spoleto, G.A. (quest'ultimo ai domiciliari).
Indagati anche due alti ufficiali della Marina Militare, gli ammiragli M.T. e L.C, e un notissimo costruttore di un importante gruppo industriale. Nell'ordinanza firmata dal gip si legge come il giudice del Tar sia stato il principale esponente di «un articolato ed organizzato sistema di corruzione». Lo stesso D.B. era finito già in manette a maggio scorso al termine di un'inchiesta condotta dalla Procura di Palermo e legata ad attività di riciclaggio e abusiva attività finanziaria. Secondo quanto emerso nell'indagine della Procura di Roma, invece, il giudice avrebbe preso accordi con diverse persone che avevano pendenze presso il Tar del Lazio «alterando, dietro compenso di denaro, il corretto e imparziale esercizio dell'attività giurisdizionale».
E come “braccio destro” il giudice del Tar si era avvalso del fondamentale aiuto dell'avvocato D.P., il cui nome sarebbe stato consigliato dallo stesso D.B. ai ricorrenti al Tar del Lazio in cambio di una parte dell'onorario dell'avvocato stesso. Un caso simile potrebbe essere avvenuto per la causa dei due alti ufficiali della Marina Militare, indagati nell'ambito dell'inchiesta. Il giudice e l'avvocato, infatti, si sarebbero “occupati” in maniera illecita dei ricorsi degli stessi militari come dimostrerebbe il pagamento “mascherato” di una fattura dallo studio dell'avvocato D.P. alla moglie del giudice del Tar del Lazio. Non solo: a sostegno di questa tesi, come si legge nell'ordinanza, c'è anche una intercettazione nella quale il giudice del Tar del Lazio spiega all'avvocato le modalità per “aiutare” i due ufficiali della Marina Militare. Una tecnica nemmeno così “ingarbugliata” che il giudice del Tar del Lazio, sempre con l'appoggio dell'avvocato suo “scudiero”, hanno replicato in occasione dell'interessamento alla causa di un noto costruttore.
In questo caso l'imprenditore aveva ricorso al Tar del Lazio nell'ambito dell'assegnazione di un appalto per la costruzione di un'importante opera a Ostia in cui la sua azienda era arrivata al secondo posto. Un primo “regalo” dell'importo di 5mila euro da parte del costruttore a D.B. aveva avviato la “generosa” opera dello stesso giudice del Tar del Lazio che in effetti era riuscito a far accogliere il ricorso dell'imprenditore. La “curiosità” che balza agli occhi nel leggere l'ordinanza del gip è che in questo caso non sarebbe stato il ricorrente a cercare il contatto con il giudice D.B. e con l'avvocato D.P., ma il contrario. Pure in questa occasione le tesi sono avvalorate da numerose conversazioni tra i protagonisti intercettate dagli investigatori. Pesanti, infine, anche le accuse di cui dovrà rispondere l'ex presidente della Banca Popolare di Spoleto: ben 50 mila euro sarebbero serviti per assicurarsi la “protezione” del giudice del Tar del Lazio (e dei suoi “aiutanti”) nell'ambito del ricorso presentato contro il decreto del ministero dell'Economia e delle finanze dell'otto febbraio 2013 con cui, previo scioglimento degli organi di amministrazione e di controllo, la Spoleto Credilo e Servizi Soc. Coop. è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria.
«Proprio allo scopo di esercitare una diretta influenza sulla decisione – si legge nell'ordinanza -, il giudice avanza formale richiesta (che verrà accolta) di essere applicato all'udienza della Terza Sezione (che non è quella di sua appartenenza) in cui verrà trattato il caso». In questo caso decisiva la “mediazione” tra le parti dell'imprenditore G.C. (uno degli arrestati di ieri), grande amico per motivi di affari (poco chiari) con l'ex presidente della Banca Popolare di Spoleto. tp