I cinema di Roma, è noto, stanno chiudendo uno dopo l’altro. In particolare quelli “vecchio stile” con un’unica sala. Quello che è meno noto è l’effetto che la fine delle proiezioni ha sui lavoratori del settore. Da marzo tre dipendenti dello storico Troisi di Trastevere e uno dell’Atlantic (che ancora resiste) sono a casa «per l’impossibilità di mantenere il personale», si legge sulla lettera di licenziamento inviata dal Circuito Mediaport che ha preso in carico la gestione dopo la società Cecchi Gori.
Stessa sorte, prima di loro, era toccata ai lavoratori dell’Empire e del Roma. In via del Corso il Metropolitan, famoso per essere una delle poche sale a offrire la visione in lingua originale, è desolatamente chiuso malgrado gli abitanti abbiano fatto lunghe battaglie per provare a salvarlo. Il Rouge et Noir in via Salaria ora è un bingo e il Paris in piazza Tuscolo, che veniva saltuariamente usato per convention, ora sembra abbandonato. Cercano di resistere l’ex cinema Palazzo di San Lorenzo e l’America in via Natale del Grande.
Entrambi sono stati strappati alla speculazione dagli abitanti che hanno deciso di occuparli quando i proprietari hanno annunciato la costruzione di un casinò in uno, e di miniappartamenti nell’altro. Ora tentano di farli sopravvivere come spazi culturali per il quartiere. E mantengono alta l’attenzione sulla situazione dei lavoratori dello spettacolo. Insieme ai lavoratori ex Cecchi Gori, gli occupanti dell’America hanno organizzato per stasera alle 20.30 un incontro.
Tra gli altri interverranno il sindacato Cub, i lavoratori Circuito Cinema, l’Archivio Cinematografi e dintorni, Pellicole Resistenti, gli studenti della Facoltà di Architettura de La Sapienza. «Prima fra tutte vogliamo affrontare le questioni della perdita del lavoro», spiega a Cinque Ruggero, un ex dipendente dell’Adriano ora in causa con l’azienda. «La gestione di Massimo Ferrero (a cui fa capo Mediaport ndr) è scellerata – continua – sta licenziando 4 lavoratori per volta nei suoi cinema e nessuno lo ferma».
Lo stesso trattamento potrebbe arrivare presto anche per cassiere e macchinisti del Gregory e dell’Admiral, ufficialmente in pausa estiva, ma ultime due “monosale” del circuito. L’ombra della disoccupazione si allunga anche a causa del processo di digitalizzazione che ha investito il comparto. Il Circuito Cinema, il gestore di sale storiche della capitale come il Quattro Fontane, Il Nuovo Olimpia e il Greenwich avrebbe già annunciato il licenziamento di 23 persone su 61 impiegati proprio a causa degli ammodernamenti tecnologici.
«Il passaggio al digitale non giustifica il taglio di posti», spiega ancora Ruggero. In effetti altri circuiti cinematografici avrebbero affrontato diversamente la fine dell’analogico. «Sappiamo che l’Uci Cinemas ha riposizionato i suoi dipendenti. Il salario è cambiato, ma almeno non hanno perso il posto», ha chiosato Ruggero.
elena amadori