Fughe, contrasti etnici, incendi, fumi neri, residenti esasperati, nomadi disperati, microcriminalità dilagante, questo e tanto altro sta calando impietoso sulla città di Roma, sconvolta nell'ultima settimana dalle brutte notizie provenienti da tre insediamenti rom chiave del piano Nomadi: Castel Romano, La Barbuta e quello tollerato di via Salviati. Il segno piuttosto indicativo che le politiche di integrazione, messe in atto dall'ex sindaco Alemanno, non sono state poi cosi indovinate. Quanto sta accadendo nel villaggio pontino, ad esempio, ha dell'incredibile: come denunciato dalle cooperative sociali, infatti, dalla seconda metà di giugno è in fieri un vero e proprio esodo di famiglie rom di origine serba, che hanno lasciato i container di Castel Romano, esauste dei continui conflitti con i “vicini di casa” di etnia bosniaca.
Circa duecento i nomadi che hanno fatto baracca e burattini per stabilirsi in una zona limitrofa al villaggio tollerato di via Salviati, non lontanissimo dall'ex area sgomberata di via La Martora: interi nuclei familiari parcheggiati tra Colle Aniene e Tor Sapienza in condizioni igienico-santarie da brivido. Una realtà che sta mandando su tutte le furie i residenti del quartiere: “Ormai – scrive in questi giorni il cdq Colle Aniene – il numero dei rom ha superato il centinaio di presenze, creando microcampi abusivi sparsi su tutto il territorio. Le segnalazioni ci arrivano quotidianamente dai cittadini, preoccupati soprattutto per i fumi tossici e non per la presenza dei nomadi. La gente cerca notizie per capire quale futuro aspetta questo quartiere”.
Dall'altra parte della Capitale, sempre lato Castel Romano, continua nel frattempo la devastazione: all'interno del famigerato villaggio alemanniano, infatti, ieri notte altre due casette sono andate in fiamme. Episodio che segue le scie incendiarie del 20, 26, 27 e 28 giugno. Quattro e passa roghi che hanno polverizzato una decina di container e gettato un alone di paura e preoccupazione nel villaggio, dove sembra in atto una vera e propria conquista del territorio. Tra le varie ipotesi in gioco, ce n'è una alquanto inquietante: dietro i roghi dolosi potrebbe nascondersi la volontà di rendere impossibile il ritorno al campo dei rom: le casette lasciate vuote, forse non a caso, pare siano oggetto di feroci contese fra etnie diverse e addirittura abusivi infiltratisi nel campo. Realtà, quest'ultima, ancora da confermare. La cosa certa è che andare avanti così non si può, in molti chiedono maggior controllo, costante monitoraggio e una revisione del piano nomadi, che tenga assolutamente conto delle origini etniche dei gruppi nomadi.
Pure da La Barbuta le news che arrivano non sono idilliache: da quando il “villaggio della solidarietà” ha aperto i battenti – sostituendo la vecchia baraccopoli per dare ospitalità ad un elevatissimo numero di rom – si sono moltiplicati gli episodi di micro criminalità. Dati alla mano, è stato il comandante della polizia locale di Ciampino a confermarlo: “Fino a un annetto fa il problema portato da coloro, che erano alloggiati presso il campo nomadi, poteva incidere nella misura massima del 10%, oggi – spiega il dottor Antonelli – invece incide per l'85%. La situazione si è praticamente stravolta. Le dico solo che con i nuovi arrivati dell'insediamento facciamo almeno un intervento al giorno: l'ultimo due giorni fa quando abbiamo beccato alcuni rom, che rubavano vestiti nei cestini adibiti alla raccolta. Sabato due fermi, e anche venerdì un altro per l'incendio doloso di un cassonetto”.
Marco Montini