Violenze psicologiche e fisiche che annullavano la loro volontà e sfruttamento dei loro corpi. Una tortura quotidiana che una banda di albanesi perpetuava senza scrupoli contro giovani donne dell'est Europa. L'esca che innescava l'incubo era sempre la stessa: la promessa di una vita migliore in Italia. Che non veniva mai mantenuta. Anzi, senza documenti, lontano da parenti e amici, le malcapitate si ritrovavano da sole. E se provavano a ribellarsi iniziavano le botte e le minacce di ritorsione, anche ai familiari.
A far alzare il velo sul racket della prostituzione la testimonianza di una vittima che dopo più di un anno di suprusi ha trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini ai carabinieri. Si tratta di una ragazza romena scappata di casa a 16 anni e venduta a un uomo dalla stessa donna alla quale aveva chiesto aiuto. Arrivata a Roma ha passato lunghe notti in piazza dei Navigatori, a lavorare per i suoi carcerieri. La zona prescelta per il “business” dall’organizzazione era il quartiere Eur, sulla Cristoforo Colombo, e la via Salaria. Il quartiere generale, invece, era Centocelle.
Secondo le investigazioni degli uomini del nucleo operativo della compagnia Eur, gli sfruttatori pretendevano 300 euro a settimana dalle ragazze e per assicurarsi i guadagni avevano creato una rete criminale ben organizzata. Nell’organizzazione, infatti, i compiti di ognuno erano chiaramente definiti: i capi decidevano le strategie da adottare nella gestione delle ragazze, indicando ai consociati le abitazioni dove sistemare le giovani donne e assegnavano loro un posto per l’esercizio dell’attività. In tutto sarebbero coinvolti 11 uomini, di età compresa tra i 27 e i 62 anni.
Tra loro anche un uomo di nazionalità egiziana, e un italiano. Il primo si occupava di regolarizzare sul territorio nazionale le ragazze sfruttate dall’organizzazione, stipulando falsi contratti di lavoro al fine di consentire loro di acquisire la residenza a Roma e ottenere documenti d’identità italiani. L’altro aveva compiti meramente logistici: accompagnava le ragazze sul posto di lavoro, forniva loro cibo e altro necessario, ricevendo come corrispettivo oltre a denaro anche prestazioni sessuali gratis. Ora, grazie agli arresti fatti dai militari in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Roma, le ragazze sono state tratte in salvo e portate al sicuro.