Gli ambientalisti (e i cittadini) scendono in campo contro la “centrale” a olii vegetali per la produzione di energia elettrica. Un impianto che però non si farà. Venerdì sera in una affollatissima aula consiliare il Comitato di difesa territoriale ha organizzato una pubblica assemblea per trattare di un argomento del quale a Colonna e nei paesi limitrofi si parla da settimane, ma anche per parlare di territorio in senso più ampio.
L’impianto colonnese ad olii vegetali da 820 kW/h in due gruppi elettrogeni, proposto da un privato e approvato dalla Provincia di Roma, comunque sia non si farà. «Il proponente – dice il sindaco Augusto Cappellini – ha rinunciato all’opera perché ormai antieconomica dal momento che i tagli ai rimborsi Gse rendono l’impianto non più conveniente».
Un annuncio che da una parte fa tirare un sospiro di sollievo a quanti (non pochi) temevano per la realizzazione di una “centrale elettrica” nel cuore della campagna tuscolana ma che dall’altra non risolve la questione. «All’Amministrazione di Colonna – spiega Ivano Bruno – chiediamo chiarimenti su quanto potrebbe essere costruito sul nostro territorio, ma il problema è decisamente più ampio. A fronte di un’area urbanisticamente e ambientalmente compromessa come i Castelli romani, vogliamo cercare di evitare altri scempi».
Il Comitato di protezione territoriale che ha dunque preso le mosse dalla questione colonnese attraversa gran parte dei Castelli ricollegandosi al problema dell’inceneritore di Albano Laziale e a quanto potrebbe essere realizzato nella non lontana Genazzano. «Non si può certo esultare se l’impianto non si farà solo perché i proponenti hanno rinunciato. Le amministrazioni locali hanno il dovere di relazionarsi con i cittadini e pur non essendo direttamente competenti in materia hanno comunque la possibilità di opporsi a progetti come questo».
Passerà alla storia di questa nuova battaglia ambientalista come “la questione colonnese” ma la bomba è già disinnescata e resta come sfondo il problema di metodo. «Vogliamo capire – dicono ancora dal Comitato – quale idea di sviluppo economico, urbanistico e soprattutto ambientale hanno le amministrazioni dei Comuni dei Castelli e dell’area prenestina».
Marco Caroni