Auguste Rodin vi lavorò per oltre trent’anni. Parliamo de “La porta dell’Inferno”, il monumentale portale in bronzo ispirato alla “Divina commedia” dantesca che avrebbe dovuto collocarsi al Musée des Arts Décoratifs di Parigi ma che il grande scultore non riuscì a concludere prima della morte. Da oggi l’Accademia di Spagna mette in mostra nelle sue sale (fino al 4 marzo) i disegni preparatori dell’opera dello stesso artista parigino.
Che scriveva in piena fase di realizzazione (che durò dal 1880 al 1917, anno della sua morte): «Dante non è solamente un visionario e uno scrittore; è anche uno scultore. L’espressione è lapidaria, nel senso buono del termine. Quando descrive un personaggio, lo rappresenta solidamente tramite gesti e pose. Ho vissuto un intero anno con Dante, vivendo di nulla se non di lui e con lui, disegnando gli otto cerchi dell’inferno…». Questi “Disegni Neri” furono stampati nel 1897 dalla Maison Goupil, la società fondata a metà Ottocento ad Asnières da Adolphe Goupil, pioniere delle nuove tecniche di riproduzione di opere pittoriche e scultoree e della diffusione dell’arte, con sedi a Londra, Bruxelles, Berlino, Vienna, New York e Australia.
L’opera fu chiamata “album Fenaille”, dal nome di Maurice Fenaille, membro dell’Academie des Beaux-Arts di Francia, cultore e mecenate che diede il proprio patrocinio. Grazie al suo impegno, i disegni dello scultore sono arrivati fino a noi grazie alla fotoincisione, che riproduce alla perfezione i colori, il tratto, la plasticità delle figure disegnate da Rodin. Le 129 stampe che compongono la mostra sono divise in tre gruppi: ottantadue riguardano i canti dell’Inferno, trentuno rappresentano scene del Limbo e le sedici rimanenti sono studi d’ispirazione biblica e di evocazione delle opere di Michelangelo.
Nei disegni di Rodin, che avvolgono nell’oscurità forme plastiche, corpi contorti dal dolore, visi deformati dalla paura, c’è l'eco delle opere della violenza di Goya ma anche dei disegni di Victor Hugo, soprattutto quelli più visionari. D’altronde Rodin conosceva bene l’autore de “I Miserabili” – disegnatore autodidatta e grande sperimentatore di tecniche e ingredienti – grazie anche alla mostra organizzata nel 1888 a Parigi dal suo rappresentante George Petit.
Chiara Cecchini