Se la censura a Rep. è più grave di quella a Cinque

0

«Sulla vicenda della censura che il Comune di Roma ha imposto verso un'importante testata della stampa romana, convocherò nei prossimi giorni la commissione Trasparenza e Garanzia» A dirlo è Massimiliano Valeriani presidente commissione Trasparenza e Garanzia e consigliere del Pd riferendosi alla polemica fra il sindaco ed il quotidiano La Repubblica che da tempo insanguina redazioni e uffici stampa. Ma Valeriani è un consigliere preparato e preciso, così ci spiega che vista la legge 150 del 2000,  visto il comma 3 dell'articolo 9, visto l'enorme dispendio di risorse pubbliche che l'amministrazione sostiene per l'ufficio stampa istituzionale del Comune, insomma viste tutte queste belle cose, ritiene giusto convocare i rappresentanti delle istituzioni per fare chiarezza. E chi ti va a convocare? Il segretario generale del Comune di Roma, il capo ufficio stampa e il capo di gabinetto «per capire se ci siano contraddizioni, incongruenze e mancanze nella decisione della censura imposta dal primo cittadino».

Poi siccome pensa di non farcela da solo ci informa di aver chiesto addirittura l'ausilio e il parere formale della Federazione nazionale della stampa italiana. Capperi!  Parafrasando Oscar Wilde potremmo dire:  ecco l'importanza di chiamarsi Repubblica anziché Ernesto, dove Ernesto sta per "Cinque Giorni". Questo "giornaletto" è infatti da tempo nel mirino di Alemanno e dei suoi  fedelissimi, i quali non si sono mai degnati di rispondere direttamente alla nostre inchieste e servizi che mettono in discussione l'opacità e l'operato di questa amministrazione. "Giornaletto" che per primo ha tracciato la via per successivi articoli dei grandi quotidiani senza mai venir citato, fatta salva la correttezza professionale di un collega del Messaggero. "Giornaletto" tuttora escluso dalla rassegna stampa del Comune pur essendo riportato quotidianamente nella rassegna da "tout le monde" che conta della politica, dell'economia e addirittura dal Vicariato di Roma. Eppure non ci serve alcun "ausilio" perché sappiamo con chi abbiamo a che fare. Sappiamo che nel loro Dna alligna il virus dell'intolleranza occultato da una superficiale riverniciatina da uomini di potere. Sappiamo che tempo fa, e probabilmente ancora oggi, era ben difficile veder circolare il "giornaletto" negli uffici del Comune.

Ma sappiamo anche che il Gotha del potere alemaniano ne scruta ogni giorno gli articoli con il solo intento di scoprire le nostri fonti, ovvero i traditori. Oppure di comprendere da che parte viene la botta perché, nella loro faziosità, devono sempre intravedere le trame occulte di questo o di quello. Vezzo non solo della destra, ma di tutti quelli che fanno la politica di mestiere, sinistra inclusa. E già, perché tutti questi signori non immaginano che un "giornaletto" possa essere costruito per i lettori, per il popolo, ci si passi il termine ormai fuori moda quando non esecrato. Questa è la vera storia del "giornaletto" Cinque Giorni e della sua anomalia esclusivamente locale, oggi anche a Milano. Ma un primato lo possiamo pure rivendicare a questo "giornaletto": nessuno ha mai minacciato di far chiudere Repubblica, cosa che è avvenuta per Cinque Giorni. Ne siamo fieri, ecco perché non abbiamo bisogno di alcuna commissione capitolina.  

Giuliano Longo

È SUCCESSO OGGI...