Pure gli architetti contro il Piano Casa

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Il Consiglio dei Ministri, sotto l'impulso dei ministri Presigiacomo e Galan ha deciso di impugnare parte del Piano Casa della Regione Lazio, che sarà, per i contenuti contestati, rimesso al giudizio della Corte costituzionale. Alcune norme sarebbero infatti in contrasto con gli articoli 9 e 117 della Costituzione e i punti contestati sono essenzialmente tre: la deroga al Piano Territoriale Paesaggistico Regionale; le deroghe alla legge Galasso circa le aree archeologiche tutelate e il silenzio-assenso che avrebbe trovato applicazione anche per interventi in aree vincolate. L'impugnativa riguarda, dunque, norme che consentirebbero di costruire in aree vincolate ed in deroga ai piani paesaggistici: piste da sci, porti turistici e impianti sportivi. Al centro delle questioni eccepite dal Ministero della Cultura vi è il progetto che intenderebbe trasformare il Terminillo in una stazione sciistica.

Gli assessori regionali del Pdl hanno inscenato dimissioni poi subito ritirate, mentre la Polverini è andata giù dura: «Purtroppo vedo in questo momento un atteggiamento ostile del governo Berlusconi a questa Regione e probabilmente al suo modo di agire che è quello di dare risposte concrete nel rispetto del programma elettorale. Mi auguro che non sia così. Voglio sperare che ciascun ministro abbia agito rispetto all'impugnativa nell'ambito delle proprie competenze, ma nello stesso tempo voglio fare un appello affinché questa Regione non venga privata di uno strumento di rilancio per lo sviluppo del territorio». La Polverini e l'assessore all'Urbanistica Ciocchetti rivendicano il diritto della Regione a decidere sulle materie di paesaggio e ambiente. Ma la Costituzione è chiara: la Regione agisce su delega del Ministero che può revocarla qualora la Regione cada i contraddizione con il suo compito. In effetti se la Regione deve tutelare il paesaggio ma poi consente di costruire nelle aree protette, cade in contraddizione. Non a caso l'Ordine degli Architetti di Roma è d'accordo con il provvedimento del Consiglio dei Ministri che ha impugnato il Piano Casa della Regione Lazio relativamente ai contenuti di tipo paesistico ed ambientale ponga problemi reali ed importanti sui quali occorre riflettere. Gli architetti romani in particolare esprimono la loro convinzione che la gestione del patrimonio urbano e territoriale debba essere sviluppato, alle diverse scale d'intervento, in modo coordinato e consapevole mantenendo una coerenza ed un controllo nazionale sulle questioni di tipo paesistico ed ambientale, peraltro tutelate dalle norme costituzionali.

Secondo Amedeo Schiattarella, presidente dell'Ordine degli Architetti di Roma «la semplificazione delle procedure relative all'approvazione di strumenti urbanistici ed edilizi a livello locale è una grande opportunità, ma deve essere gestita in modo consapevole e coerente, proponendo modelli capaci sia di istituire regole certe e coerenti, sia di velocizzare gli iter procedurali sia, altresì, di valorizzare l'immenso patrimonio edilizio ed ambientale italiano». In effetti temi importanti e strategici per lo sviluppo del territorio come la realizzazione di nuovi porti, di nuove strutture per il turismo e lo sport invernale o di espansione delle cave estrattive dovrebbero essere affrontati con strumenti normativi e pianificatori specifici e non infilati all'interno di un Piano Casa regionale che, appunto, deve occuparsi di gestire il rinnovo del patrimonio edilizio residenziale e la riqualificazione di aree urbane degradate.

 Silvio Talarico

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