Malagrotta bis, è braccio di ferro tra Cerroni e Pecoraro

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Finalmente è certo, il sito di Quadro Alto indicato dal prefettocommissario Pecoraro in quel di Riano per la nuova discarica  è della Co.la.ri  ovvero dell'avvocato Cerroni che lo ha acquistato, guarda caso, proprio il 14 ottobre. Ovvero un giorno dopo la decisione di avviare una discarica provvisoria a Quadro Alto da parte del prefetto. Presupponendo che i terreni non si comprino come noccioline, possiamo anche supporre che Cerroni si sia mosso ben prima per tale acquisizione, con un fiuto per gli affari, e le  discariche a venire, davvero notevole.  Fiuto e senso degli affari che verrebbero vanificati dalla volontà del prefetto/commissario di espropriare quei terreni e di procedere, secondo la sua ordinanza, alla progettazione della discarica da parte di strutture pubbliche o da liberi professionisti «scelti dal commissario e per la realizzazione» mentre per la gestione della discarica  «si procederà mediante procedure concorsuali pubbliche» secondo i criteri della più rigorosa trasparenza.

Sorgono tuttavia alcuni dubbi. Intanto sui tempi che saranno necessari per predisporre il nuovo 'buco',  ma soprattutto se nel frattempo sarà possibile prorogare per l'ennesima volta l'attività della discarica di Malagrotta. L'avvocato Cerroni, che non a torto si è spesso vantato di aver salvato Roma dal disastro igienico sanitario grazie alla sua discarica e all'impianto industriale di gassificazione sito proprio a Malagrotta, minaccia di opporsi all'esproprio, ma soprattutto, quel che più conta, di allungare i tempi, fra un ricorso e l'altro, per rendere operative le decisioni del commissario. Perché se i terreni non si vendono come noccioline, tanto meno gli espropri si fanno con i soviet. Una volta chiusa definitivamente Malagrotta a fine dicembre, ci si troverebbe davvero di fronte ad una emergenza rifiuti,  se non peggio. Siccome a pensar male non si sbaglia mai, si può supporre che l'avvocato persegua una sua strategia, forse tutta sua e non condivisa, ma che rimetterebbe ancora in gioco lui e la sua società nel settore dei rifiuti che l'avvocato ha governato per anni. E' a questo punto che il coniglio potrebbe essere tirato fuori dal cilindro, e per coniglio intendiamo quel buco ai Monti dell'Ortaccio, guarda caso, attrezzato e già predisposto allo sversamento dei rifiuti tal quale. Il business è business e i tempi stretti se non fosse che le popolazioni del XVI e XV municipio hanno già pagato 'un duro prezzo' , come aveva recentemente affermato il sindaco Gianni Alemanno al popolo plaudente.

Non pago del largo consenso, il sindaco ha fatto di più facendo affiggere manifesti a ogni angolo dei suddetti municipi inneggianti al 'sindaco che mantiene le promesse', anche sui rifiuti e le discariche. Propaganda davvero imbarazzante per chi la fa ove qualcuno avesse l'idea di utilizzare, sia pur provvisoriamente come tutto quanto viene deciso nel nostro Paese quando si tratta di nuocere alla comunità, proprio i Monti dell'Ortaccio. Infine un'ultima considerazione. E' davvero possibile che Cerroni abbia scavato, predisposto e soprattutto investito per ritrovarsi con un pugno di mosche in mano? Certo negli affari, come nella roulette, si vince e si perde. Ma ci è ancora difficile vedere nell' 85enne imprenditore della monnezza un perdente. Ma sicuramente ci stiamo sbagliando.

 Giuliano Longo

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