Proseguiamo il nostro viaggio all'interno della delibera di Programma del sindaco Alemanno con una seconda puntata sul problema emergenza casa. E partiamo proprio dal 2008, anno in cui la delibera viene sottoscritta, tra gli altri, da Sergio Santoro, all'epoca capo di Gabinetto del sindaco. Nella delibera il primo cittadino promette la «salvaguardia del diritto dell'abitazione per le famiglie a basso reddito». Come abbiamo anticipato nel primo articolo spetta al sindaco e al funzionario comunale responsabile il rispetto dei prezzi massimi di vendite e affitto previsto nelle convenzioni dell'edilizia popolare, e sempre a loro spetta l'adozione delle sanzioni previste per chi specula violando tali prezzi. Il 18 settembre 2008, tre mesi dopo che Alemanno metteva nero su bianco i suoi impegni a tutelare le famiglie a basso reddito, una delegazione degli inquilini delle case delle Poste che stava protestando in Campidoglio, viene ricevuta proprio da Sergio Santoro.
Gli inquilini avevano da tempo protocollato le richieste di tutela e sanzione per le violazioni dei prezzi operata da Poste che era stata condannata in centinaia di sentenze del Tribunale di Roma a restituire le somme percepite in eccesso, ma il Comune non aveva ancora perfezionato né l'intervento a tutela né quello a sanzionare le violazioni dei prezzi di locazione. Alla fine dell'incontro Sergio Santoro, che di legge se ne intende essendo magistrato del Consiglio di Stato, valutati i documenti inoppugnabili presentati dagli inquilini, si impegnò a convocare l'amministratore delegato di Poste (Sarmi) per notificargli entro una settimana i provvedimenti sanzionatori pecuniari e di revoca delle concessioni del diritto di superficie, in particolare per i Piani di Zona di Spinaceto Tor de Cenci. Gli inquilini, molti dei quali anziani e invalidi, festeggiarono l'evento brindando sotto gli alloggi. Ma la festa durò ben poco: infatti, passò una settimana e gli inquilini aprendo i giornali appresero che il coraggioso capo Gabinetto Sergio Santoro era stato appena rimosso dall'incarico. La vendetta di Poste non si fece attendere: mise in vendita le case chiedendo una pioggia di soldi in più a titolo di non meglio identificati “arretrati e spese varie” e avviò le procedure di sfratto a molti utenti, mentre le pratiche di sanzione rimasero sulla carta in un paio di missive inviate dal funzionario del IX Dipartimento del Comune alle Poste.
Le violazioni erano certificate da centinaia di sentenze passate in giudicato, ma il funzionario si limitava a chiedere alle Poste quali prezzi avessero applicato. Anche la Procura, alla quale gli utenti si erano rivolti, archiviò visto che il Comune aveva esibito le lettere con le quali avrebbe dovuto dare avvio alle sanzioni. Morale della favola: molti inquilini si sono ammalati, alcuni infartuati dallo stress, dai debiti ingiustamente contratti e dalla frustrazione di chi ha ragione, ma si vede negato ciò che gli spetta di diritto. Così è intervenuto l'assessore Ghera (che in teoria si occupa di periferie) a mediare con le Poste ottenendo come “favore” che queste consentissero l’acquisto, a prezzi e “arretrati” maggiorati, anche agli inquilini sotto “sfratto”. Da noi ascoltato qualche tempo fa Sergio Santoro ha affermato che nessuno probabilmente nel Comune ha coraggio e competenza per applicare le sanzioni e tutelare gli inquilini. Il potere di Poste supera la legge e le regole che il Comune è tenuto ad applicare, e supera pure le promesse di tutela che il sindaco che addirittura per iscritto si era impegnato ad applicare con la delibera di Programma.
Silvio Talarico