La Federlazio ha depositato al Tar una richiesta di annullamento del decreto con il quale la presidenza del Consiglio ha nominato il prefetto Giuseppe Pecoraro dallo scorso 6 settembre commissario per il superamento della situazione di emergenza ambientale. Lo scrive il quodiano online Affaritaliani.it. Dunque, da oggi in poi, tutte le decisioni in materia di rifiuti che verranno assunte dal commissario straordinario potranno essere annullate se il ricorso al Tribunale amministrativo dovesse essere accolto. E così il problema rifiuti nella regione rischia di diventare esplosivo precipitando il territorio laziale verso una “nuova Campania”. Insomma una bella gatta da pelare per il Governo nazionale, il Comune di Roma e la Regione Lazio.
Gli imprenditori di Federlazio, e il loro presidente Maurizio Flammini, sostengono che esiste un progetto di investimenti, da 700 milioni di euro, che da tempo è stato consegnato a Regione e Comune e che garantirebbe “di mettere a posto la spazzatura della Capitale e della Regione almeno per i prossimi 30 anni”. Dalla Regione e dal Comune non è arrivata risposta ed ecco che è scattato il ricorso. Dunque Flammini parla chiaro, in rappresentanza di circa 50 imprese regionali che operano nel settore, e abbandonando la diplomazia sfida l'inefficienza della politica: «Ho parlato per ben 3 volte con la presidente della Regione, Renata Polverini, e ho chiesto anche un quarto appuntamento, che però è stato procrastinato per ben due volte».
L’oggetto della discussione doveva essere il “piano rifiuti Federlazio”. E così, in assenza di un interlocutore, Flammini ha chiesto al direttore generale di Federlazio, Giovanni Quintieri, di mettere la firma in calce al ricorso. In sostanza, Federlazio sostiene che la Regione Lazio aveva tutte le carte in regola per risolvere il problema dei rifiuti e della chiusura di Malagrotta con i poteri ordinari a disposizione, e che l’inerzia più volte denunciata ha portato al commissariamento del Lazio. L'accusa è pesantissima e chiama in causa direttamente Regione e Comune, colpevoli di non aver adottato politiche lineari per la “gestione rifiuti” e di essersi rifugiati nel commissariamento. Ma se di scaricabarile si tratta la motivazione che appare più evidente è quella relativa al sito di smaltimento. Non si riesce a decidere, infatti, dove sorgerà la “nuova Malagrotta” in via d’esaurimento da tempo. Sarebbe “molto difficile” per il governo regionale individuare la nuova discarica se non a discapito dei consensi nei comuni e territori limitrofi dell’area che si sceglie, senza contare le proteste violente che ci sono ogni volta che si affrontano questi problemi. Questa tra le righe la ragione di fondo. Una cosa è certa: una soluzione deve essere trovata e anche presto, il governo e gli enti locali sono responsabili di gravi ritardi e la politica dello scaricabarile alla fine rischia di far esplodere nel Lazio l’emergenza rifiuti. Ma il presidente dei Verdi del Lazio Nando Bonessio è convinto che dietro a questa durissima presa di posizione vi sia «l’azienda unica monopolista, che opera sui rifiuti di Roma» cioè l'avv. Cerroni ben rappresentato in Federlazio Ambiente dal suo uomo di fiducia Bruno Landi e giudica la faccenda come «un braccio di ferro tra poteri, Federlazio e la Regione».
«Ognuno si rivolge all'istituzione che ritiene piu appropriata rispetto alla sue rivendicazioni. Flammini rappresenta imprenditori fortemente impegnati nel settore dei rifiuti. La questione comunque attiene al prefetto Pecoraro e al governo nazionale perchè il commissario lo esprime il governo nazionale». Questa la replica della presidente della Regione Lazio Renata Polverini, interpellata a margine di un evento in Vaticano, circa il ricorso depositato da Federlazio.
G.L.