Finanza scopre 269 lavoratori in nero e 1.747 irregolari

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Nei primi otto mesi dell’anno, nel corso degli ordinari controlli fiscali ovvero di straordinari piani “a massa”, specificamente dedicati al contrasto del lavoro sommerso, i militari della guardia di finanza di Roma hanno scoperto, in centoventiquattro imprese, 269 lavoratori in nero e 1.747 irregolari.

All’impiego di tale manodopera è corrisposta la rilevazione di quasi sette milioni di euro di compensi erogati in nero, che, però, grazie alla segnalazione delle fiamme gialle, verranno ora recuperati a tassazione dall’Agenzia delle entrate e costituiranno la base per il calcolo dei contributi previdenziali ed assistenziali dovuti agli enti preposti.

Tra i settori economici maggiormente interessati dal fenomeno si annoverano il trasporto delle merci su strada, i bar, i ristoranti, le pulizie ed il facchinaggio, il commercio all’ingrosso di materiali di recupero e le discoteche. Per quanto attiene alla nazionalità dei lavoratori impiegati in maniera illecita, numerosi sono rumeni, polacchi, egiziani, peruviani, filippini e colombiani. 

Per lavoro “nero” e’ da intendersi la completa assenza del dipendente dai registri previsti in materia di lavoro subordinato ovvero senza contratto regolare, mentre, nell’ambito del lavoro “irregolare”, rientrano i diversi casi, meno gravi, di inottemperanza alla normativa vigente, quali contratti di assunzione formalmente part time ma in realtà con orario di lavoro pieno e l’impiego in mansioni diverse da quelle per cui si e’ stati assunti, con la connessa percezione di compensi “fuori busta”.

Molto diffusa, in questi tempi, é l’assunzione con contratto “a progetto” per lo svolgimento di lavori, in realtà, con vincolo di subordinazione e senza autonomia, tali da consentire al datore di lavoro di limitare il versamento dei contributi previdenziali.

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