Da tempo Cinque Giorni va scrivendo della frenetica attività di Gianni Alemanno per costruirsi uno spazio a livello nazionale nel PdL o anche fuori, e di questa frenesia paiono essersene accorti anche i grandi quotidiani. Ieri Repubblica rivelava la manovra per costruire in Campidoglio un gruppo finiano vicino al sindaco che successivamente con l’UDC consentirebbe la presenza di un Terzo Polo in Consiglio e fra i due prescelti per l’ardita manovra indicava il consigliere Smedile, uomo dalle frequenti trasmigrazioni politiche non ultima quella dal PD all’UDC.
L’altro trasformista disponibile potrebbe essere Fabrizio Santori che a parte la presidenza della commissione sicurezza, non avrebbe molto da fare se non ricorrenti sparate sugli zingari ed evocazioni forcaiole sull’ordine pubblico. Questa coppia più bella del mondo sarebbe la chiave per aprire a Gianni l’impoverito scrigno dei consensi finiani, soprattutto dopo l’embrasson nous di Mirabello con Bocchino, per ora alle prese con le note vicende sentimentali con la Began. Questo per quanto riguarda Roma, a livello nazionale le manovre di Alemanno, deluso dalla scarsa considerazione del Cavaliere nei suoi confronti e dai continui insulti dell’alleato leghista, si è ormai avvicinato all’ambizioso Formigoni che vorrebbe sostituirsi in futuro a Berlusconi, aggregando a se con Pisanu e altri dissidenti Pdl dell’ultima ora, il moderatismo cattolico e le simpatie del Vaticano. Che le aspirazioni di Alemanno siano legittime è ovvio per un sindaco ormai al 57% del consenso dei cittadini e forse oltre, come maliziosamente insinuava ironicamente Storace sabato alla festa dei giovani di destra Atreju.
E’ tuttavia singolare che il sindaco trami politicamente senza tener conto che nel PdL romano, già bastonato dalla mancata presentazione delle liste alle ultime regionali, dovrebbe anche esistere l’ex componente Forza Italia sino ad oggi silente o già sazia delle poltrone spartite. Per giunta la ‘ministrina’ alla gioventù Giorgia Meloni si agita e invoca le primarie del suo partito forse ispirata dal potente boss della destra Rampelli che non la vedrebbe affatto male sulla poltrona di Alemanno. Pimarie che potrebbero rappresentare, in caso di sconfitta, una bella via di fuga per il sindaco, soprattutto nel caso le faccende romane dovessero precipitare per il solito intervento delle Procure che già stanno indagando su parecchie cosette storte, da parentopoli alle case per l’emergenza abitativa.
Tanto più che i sondaggi, quelli veri e non quelli che ogni giorno gli somministra come medicina tonificante il suo trainer personale Luigi Crespi, la sinistra anche a Roma viaggerebbe nell’ordine del 58% contro il 42% della destra. Il fatto è che nell’ ansia di prestazione che lo fa addirittura diffidare del presenzialismo della avvenente vice sindaco Sveva Belviso e dalla diffidenza nei suoi confronti della presidente Polverini, sta facendo a pezzi la sua corrente e soprattutto l’organizzazione dei suoi fedelissimi di base. Né servirà a molto la prevista assise della sua fondazione Nuova Italia se, come si mormora, l’ex AMA Panzironi nient’affatto placato per la recente estromissione e l’ad di Eur spa Mancini, timoroso di essere sacrificato a sua volta e da sempre cassieri della corrente dl sindaco, decidessero di stringere i cordoni della borsa. Così mentre Rampelli ed Augello per distinti ma convergenti scopi manovrano, resta la povera Barbara Saltmartini a raccogliere la delusione e qualche volta gli insulti della base che fu di Alemanno.
Meno male che a tirare la volata alle ambizioni del sindaco oltre alla stampa amica resta, il Corriere della Sera che solo domenica apriva la cronaca di Roma dando conto del suo incontro con Pisapia ad Atreju e riportando in pagina interna la sua opposizione alla manovra del governo che potrebbe addirittura culminare con l’improbabile richiesta ai parlamentari, a lui vicini, di non votare la manovra governativa. Ma è evidente che le sorti di Alemanno sono ormai inesorabilmente avviluppate alle sue presenti e future responsabilità amministrative dalle quali tenta di evadere inseguendo l’illusione di una destra post-berlusconiana che ha già bruciato Fini. Un sindaco ormai disponibile a chi ha il prestigio ed il potere giusti per ereditare la galassia berlusconiana. Alemanno cerca spazi nella crisi del suo partito, ma in fondo ne è solo vittima.
Giuliano Longo