Sarà pur vero che secondo le logiche di Alemanno e Ciocchetti i romani sono ormai tutti proprietari di casa, per cui basta aggiungere un pezzo qua, ristrutturare un bagno là, coprire un terrazzino o buttar giù un muro pur di guadagnare cubatura e benessere abitativo. C’è tuttavia ancora qualcuno, decine di migliaia di famiglie, che vivono in affitto e non ce la fanno più a pagare. Ed è su queste famiglie a reddito per lo più fisso e modesto, spesso al limite della sopravvivenza, che la crisi economica, ormai cronica in questa città, morde e priva della sicurezza di un tetto sopra la testa. Così da anni l’Unione Inquilini monitora e pubblica con tempestività i dati relativi agli sfratti, che il ministero dell’Interno mette a disposizione.
Nei giorni scorsi, finalmente, il Ministero ha fornito i numeri relativi agli sfratti del 2010. Il quadro che emerge dalla situazione della capitale dimostra tutti i limiti delle spudorate promesse di interventi per l’edilizia abitativa popolare o calmierata. Le sentenze di sfratto sono state nello scorso anno complessivamente 6710, di queste: quelle per morosità sono 4638 a Roma Città e 552 nel resto della provincia. Quelle per finita locazione sono state 1446 a Roma città e 67 nel resto della provincia. Quelle per necessità sono state 7 tutte nella provincia. Quindi su 6710 sentenze di sfratto ben 5190 sono per morosità (oltre il 75% del totale delle sentenze) e 1513 per finita locazione e solo 7 per necessità. Si tenga conto che i dati relativi alle esecuzioni e alle richieste di sfratto sono ancora incompleti; mancano infatti i dati dei mesi di ottobre, novembre e dicembre. Quindi ipotizzando analogo trend anche per questi 3 mesi si può ipotizzare che gli sfratti superino ampiamente, a fine anno 2010, le 7000 unità. Inoltre le richieste di esecuzione degli sfratti presentate dall’ufficiale giudiziario per avere la forza pubblica sono state 8015. Fra sfrattati presenti e futuri abbiamo il quadro vivo di 15.000 famiglie in difficoltà (circa 40.000 cittadini fra i quali anziani e minori) in difficoltà gravi.
Lo sfratto è peraltro, nel sentire comune diffuso, ancora segno di ignominia, di masserizie ammassate e di mal di vivere. Nel tirare le somme l’Unione Inquilini sottolinea che rispetto al dato nazionale, nella Roma Capitale di Alemanno si è verificata una valanga di sfratti per morosità e un aumento degli sfratti eseguiti con l’ausilio della forza pubblica. «A fronte delle ormai 2500 famiglie estromesse dall’alloggio assistiamo al silenzio assordante del Comune e della Regione – scrive in una nota UI – che non riescono o non esprimono la volontà di affrontare la questione relativa agli sfratti e alla precarietà abitativa con politiche degne di tale nome». Ma c’è di più, perché nel 2011 inizieranno a farsi sentire i tagli al contributo affitto operato dal governo che ha ridotto dell’85% le risorse. Questo significa che circa 12.000 delle 15.000 famiglie che hanno diritto al contributo affitto rischiano di non riceverlo e di conseguenza andranno in morosità. Così mentre la giunta di destra, Alemanno in testa corre dietro ai nomadi che paiono essere divenuti il problema più importante di questa città, nel tessuto sociale maturano problemi e tensioni ben altrimenti esplosive.
Giuliano Longo