«No alla distruzione della scuola». Questo il testo di uno degli striscioni che stamattina campeggiavano sulla scalinata del ministero dell’istruzione durante il sit in di protesta organizzato dai Cobas.
«Siamo qui – ha affermato il portavoce nazionale dei Cobas Piero Bernocchi – per dire che la scuola non può essere massacrata e immiserita, la scuola è un bene comune. I tagli vanno cancellati, gli scatti non vanno bloccati basta con i contratti che prevedono salari pari alla metà della media europea. Inoltre non si possono espellere i precari inseriti da 15 anni e non si può valutare la scuola con ridicoli quiz Invalsi».
Protesta che si è estesa anche negli istituti come il “Vittoria Colonna” di Roma, dove la professoressa d’inglese Elisabetta Varalda è «riuscita a bloccare anche lo scrutinio di una classe quinta, oltre a quelli di altre classi in cui insegno», ha raccontato l’insegnante, spiegando che con lo slittamento dello scrutinio «non è stato comunque leso il diritto degli studenti».
A lato della scalinata un volantino spiega le altre ragioni della protesta:«Per la cancellazione dei tagli agli organici», «Per l'apertura immediata delle trattative per il contratto con adeguamenti salariali», «Per l'inserimento in finanziaria delle somme per la restituzione degli scatti di anzianità scippati».