I piccoli azionisti e risparmiatori Acea tornano alla carica e inviano una lettera ad Alemanno e raccontano un caso che sta a dimostrare l’evidente discriminazione della società, ancora a maggioranza pubblica, nei loro confronti.
La storia è questa. Da oltre 11 anni l’associazione dei piccoli azionisti usufruiva di una stanza nella sede di piazzale Ostiense e da lì operavano da 11 anni. Ma, dopo l’assemblea degli azionisti del 29 aprile scorso, nella quale l’associazione aveva contestato il bilancio come pubblicato anche da Cinque Giorni, è arrivata una lettera dell’ufficio legale. Nella lettera si intimava praticamente lo sgombero senza motivazioni e senza alcun riferimento “agli organi superiori”. Va anche detto che la stanza è indispensabile per la raccolta delle deleghe di voto, come previsto dalla normativa Consob, in applicazione della Direttiva Europea. Ma dopo pochi giorni segue un’altra lettera di “intimazione”, questa volta firmata dal segretario del CdA, che fra l’altro è un consulente esterno alla società e non un dirigente "apicale".
Il bello viene quando il 5 maggio il presidente dell’Apa viene accompagnato all’esterno dagli addetti alla vigilanza di piazzale Ostiense, mentre gli viene comunicato che per ordini superiori gli stessi vigilantes sono stati incaricati di sostituire le serrature della stanza per impedire ogni attività. Apriti cielo. Praticamente, «fora di bal» come direbbe il Bossi. Cacciata dall’Acea l’associazione protesta e si richiama ai principi che tutelano le minoranze, facendo riferimento anche a una “ordinanza” del Tribunale di Roma che a suo tempo confermò il diritto e la legittimità delle attività svolte dall'associazione. Un'associazione formalmente accreditata alla Consob e quindi legittimata a usare un locale della società, come avviene in numerose altre importanti aziende.
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