Il compromesso bipartisan sulle nomine

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Il soccorso rosso all'Atac, come l'ha definito l'escluso Storace,  pare abbia tirato fuori dai guai il sindaco Gianni Alemanno che nella palude dell'azienda pubblica di trasporto ci stava sino al collo dopo la vicenda di 'parentopoli', con le 800 assunzioni clientelari (più cubista) di dubbia utilità per l'azienda. Eppure la manina del Pd che ha pilotato l'operazione si stinge vieppiù sino a sfumare nell'azzurro dei rutelliani ex Pd e dell'Udc. Basti leggere gli incontenibili entusiasmi di un politico di razza quale Smedile, passato direttamente dal Pd all'Udc, facendo incazzare il suo capo, il senatore Milana, che nella fuga dal Pd ha deciso bene di fare una sosta premio nel partito di Rutelli. 

Gongola, sotto sotto, il capogruppo capitolino dei democratici, quell'instancabile Umberto Marroni grande tessitore di trame 'responsabili', proprio nel momento in cui Alemanno è più debole. Ma in nome della salvaguardia dei livelli occupazionali, dei lavoratori e della classe operaia,  inclusi gli 800 miracolati di cui sopra, benedice l'operazione anche il segretario del Pd cittadino Marco Miccoli, sino a poche settimana fa fautore della fuoriuscita di compagni e amici da tutti i cda delle municipalizzate. Animatore di fiaccolate  immaginarie contro il degrado dell'azienda di trasporto e promotore di interrogazioni parlamentari sul pietoso stato dell'Atac, mai presentate dall'invocato Bersani.

Sull'apparente inciucio si leva dal Pd qualche flebile lamento, talora interessato. Come nel caso dell'intransigente senatore D'Ubaldo, vecchia volpe della politica ed esperto nelle arti compromissorie delle quali la politica gronda. Così il senatore, in buona compagnia di Fioroni, leva la sua voce stentorea contro il gruppo dirigente del suo partito e lo accusa di sparare su Alemanno il mattino, salvo garantirgli il sostegno la sera.

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