Sant’Egidio molla Alemanno

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Ha poco da glissare il sindaco Alemanno sostenuto dal prefetto Pecoraro, sul problema di rom e profughi che a Roma si va aggravando. Ad ulteriore conferma che la linea repressiva ed escludente non funziona, arriva la requisitoria autorevole della Comunità di Sant'Egidio che solo ieri esprimeva «stupore, preoccupazione e disappunto per le recenti scelte dell'Amministrazione di Roma Capitale nei confronti dei Rom e dei profughi giunti in questi giorni dal Nord Africa». Infatti proprio alla vigilia di Pasqua molti Rom sono stati sgomberati senza alternative, se non la proposta di dividere le famiglie. Mentre per gli immigrati ci si è affrettati in più occasioni a puntualizzare che "a Roma non devono venire". «Come cristiani e come cittadini prosegue la nota della Comunità crediamo che questo non possa essere il volto di Roma. È un segnale grave, di assenza di idee, di incapacità di visione, di errato messaggio inviato alla cittadinanza, che incoraggia chiusura e durezza immotivate». Ma la denuncia prosegue implacabile. «Mentre ad inizio aprile la Commissione Europea varava un documento per l'inclusione dei nomadi, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Rom, a Roma sono iniziati sgomberi quotidiani e ripetuti di famiglie che vivevano in "insediamenti spontanei".

Si è iniziato da piccoli insediamenti, ma negli ultimi giorni vi è stata un'escalation» che ha riguardato insediamenti più grandi: da lungotevere S. Paolo a via Severini, all'ex Mira Lanza. Mercoledì, è stato sgomberato un campo con 270 persone a via del Flauto. All'indomani della morte dei 4 bambini bruciati sull'Appia l'Amministrazione aveva annunciato che si sarebbero chiusi i "campi abusivi fatti di baracche", per trasferire gli abitanti in luoghi di accoglienza idonei: si è parlato prima di tendopoli e caserme spiega Sant'Egidio poi del Centro Assistenza Rifugiati, il Cara di Castelnuovo di Porto. «Non certo soluzioni definitive, ma soltanto la possibilità di dividersi: donne e bambini al Cara, uomini in strada». Con il risultato che nessuna famiglia vuole dividersi. «Come è ovvio il risultato è che oggi più di 600 persone vagano già per la città senza un luogo dove dormire: tra loro molti bambini».

Sul versante dei migranti giunti in Italia nelle ultime settimane dalla Tunisia e dalla Libia, per la Comunità di sant'Egidio la risposta della Capitale non è stata migliore. Tanto che si è creato un caso nazionale per due pullman in transito che hanno "fatto scalo" a Grottarossa per una notte, fino ad essere recintati e tenuti "a vista" per le poche ore di permanenza. Per non parlare della vicenda alla stazione Termini. A conclusione della requisitoria, qui solo citata per brevi stralci, la Comunità di Sant'Egidio chiede «di interrompere gli sgomberi di Rom dai campi informali se non si è in grado di offrire un'alternativa dignitosa e vivibile all'intero nucleo familiare; di interrompere qualunque intervento sociale che ritiene normale dividere i nuclei familiari, con pregiudizio dei processi educativi, formativi e di ordine pubblico. Inoltre chiede che il Comune gestisca l'attuale situazione degli immigrati nordafricani tenendo conto del contesto nazionale ed internazionale, ricordando che si tratta di profughi con regolare permesso di soggiorno. Per questo occorre dotare Roma, il contesto metropolitano e regionale, di Centri transitori di accoglienza che consentano poi di inviare i profughi in altre località «nei tempi necessari a costruire percorsi intelligenti e non casuali». Occorre quindi «un ripensamento e un cambio di direzione perchè Roma sia all'altezza della propria storia, del proprio nome e della tradizione di accoglienza e universalità per cui è nota ed amata nel mondo».

 

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