Polverini spiata, si esclude il collegamento con i furti

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La Procura di Roma, affidata al pubblico ministero Nicola Maiorano, non ha esitato ad avviare le indagini relative alla scoperta di microspie negli uffici della Regione Lazio.

Negli accertamenti è coinvolta in forze la Digos, che ha già sentito i dipendenti della Regione Lazio addetti alla sicurezza e le guardie del corpo di vigilanza. Il magistrato oggi sarà negli uffici di via Cristoforo Colombo per un sopralluogo e per cercare di capire con gli investigatori attraverso quali accessi coloro che hanno collocato le microspie e una microcamera sono entrati nell'edificio. Sulla vicenda è già stata disposta la perizia tecnica che riguarderà gli apparecchi in questione per capire da quanto tempo siano stati costruiti, tanto più che una delle microspie non appare di recente collocazione. Il reato ipotizzato nell'inchiesta è quello di installazione abusiva di apparecchiature idonee a intercettare e a interferire illecitamente nella vita privata.

Dagli accertamenti svolti fino ad oggi gli investigatori tendono a escludere che vi sia una connessione tra la collocazione delle cimici e i tentativi di furto subiti tempo fa dalla Polverini. Si ricorda che dopo la denuncia fatta dalla governatrice, gli investigatori hanno sequestrato tre microspie e una microcamera. Uno degli apparati è stato trovato in un'intercapedine a pochi metri dall'ufficio di gabinetto della presidenza. Secondo la presidente, obiettivo delle intercettazioni illecite erano gli atti sulla sanità. «Al mio arrivo aveva aggiunto  non e’ stata fatta alcuna bonifica». Il che lascia presumere che fossero già installate durante le precedenti amministrazioni.

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