Non sussisterebbe alcuna autorizzazione da parte dell’amministrazione capitolina per il megascavo della cava di Monti dell’Ortaccio e se lo dice Fabrizio Santori, consigliere di Roma Capitale, c'è da credergli. Ma qualche dubbio deve pure essergli sorto tanto da richiedere un sopralluogo di verifica «volto ad accertare i fatti e disporre l’eventuale blocco definitivo dei lavori e l’applicazione dei provvedimenti amministrativi e penali conseguenti».
E sì, perché gira che ti rigira l'ipotesi di una mega discarica ai Monti per sostituire Malagrotta a qualcuno deve frullare ancora per la testa. «Monti dell’Ortaccio non sarà mai una Malagrottabis, così come già assicurato dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno e dall’assessore all’ambiente, Marco Visconti» fa sapere apodittico il battagliero consigliere delPdl, convinto che tanto lanuova discarica, anzi la "discarica meno grande" come l'ha recentemente definita l'assessore Visconti, in ogni caso si farà ad Allumiere presso un bel sito militare lontano da occhi indiscreti e ben sorvegliato.
Intanto il consigliere chiede di dare risposte urgenti ad un territorio vasto che insiste su tre diversi municipi e che da decenni subisce una serie di gravi servitù ambientali, quali la Raffineria di Roma, numerose cave, il gassificatore, l’inceneritore di rifiuti ospedalieri e soprattutto la discarica più grande d’Europa. Ma alla fine della sua perorazione anziché prendersela con il triennale di immobilismo del suo sindaco si rivolge in tono minaccioso alla Regione avvertendola, come se non lo sapesse, che la proroga di Malagrotta scade a giugno e che «la pazienza dei cittadini è finita». Caspita, un Santori davvero di lotta edi governo.
Gl