Ogni cinque anni, più o meno, si ripete uno scandalo “affittopoli” o “svendopoli”.
Durante le due settimane in cui i giornali seguono la vicenda esce fuori di tutto: immobili pregiati a prezzi stracciati, assegnazioni sospette, opacità nelle procedure.
Coinvolti “quasi” tutti i partiti, i cui esponenti hanno approfittato della posizione privilegiata e delle leggi fatte dai loro sodali per accaparrarsi case nei centri storici e sedi per le loro sezioni.
Noi Radicali, come è noto, siamo il “quasi”. Nessuno di noi verrà trovato in quegli elenchi, anche perché di sede ne abbiamo una sola in tutta Italia, e stiamo ancora pagando il mutuo.
Anzi, è noto come dal 1995 combattiamo contro la svendita del patrimonio immobiliare del Comune e degli enti pubblici, operata in assenza di trasparenza ed esageratamente sottoprezzo.
Nel 2000 pubblicammo sul nostro sito internet l’elenco di 31 mila immobili di proprietà del Comune di Roma, sino ad ottenere nel 2001, grazie ad una lunga lotta della nostra Rita Bernardini, che il sindaco Veltroni rendesse pubblici i 1200 appartamenti comunali di cui era prevista la vendita unitamente alla lista degli affittuari che avrebbero avuto diritto alla prelazione.
Stiamo parlando degli stessi immobili saliti alle cronache di questi giorni. Nel 2007, da semplice consigliere municipale, ottenni persino l’elenco comprensivo dei prezzi e degli acquirenti, in pratica quello che oggi Alemanno ha passato sottobanco a giornali e televisioni.
A questo proposito, mi chiedo dove fosse Alemanno e il centrodestra quando la svendopoli accadeva.
Nel 2006, proprio l’anno delle dismissioni, l’attuale sindaco era capo dell’opposizione in Campidoglio e molti dei suoi colonnelli erano da anni in Consiglio comunale.
Perché non hanno mai fatto un accesso agli atti come era in loro potere? Sarebbe stato sufficiente per bloccare i casi più eclatanti e ridiscutere il tutto.
Delle due l’una: o erano complici oppure dei buoni a nulla.
Rutelli e Veltroni hanno senza una dubbio una grave responsabilità: quella di aver consentito che il patrimonio immobiliare del Comune fosse venduto a prezzi irrisori e finisse nelle mani di molti “raccomandati”, lasciando carta bianca a sindacati e partiti.
Tutta questa voglia di inchiesta della Giunta Alemanno, però, non è credibile.
Anche perché proprio il Sindaco, rispondendo ad una interrogazione popolare di Radicali Roma in cui gli chiedevamo l’elenco dei partiti, delle associazioni collegate e dei sindacati ospitati in locali comunali, il 17 marzo 2009 ci rispose limitandosi a indicare nove sedi di sindacato. E come mai oggi si scopre che ci sono anche decine di sedi di partito, di destra e di sinistra?
La trasparenza non è fatta per la partitocrazia italiana, visto che quando poco più di un anno fa –da soli e a forza di scioperi della fame- riuscimmo a far approvare la delibera popolare per l’anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, un emendamento PD e PDL tolse proprio la norma che imponeva la pubblicazione sul sito dell’elenco del patrimonio immobiliare ancora in possesso del Comune.
Ma tornando alle ragioni che sono alla base delle varie affittopoli, è bene dire che ciò che è in causa oggi non è soltanto la privata e soggettiva onestà di uomini politici, ma una cultura che produce disonestà, il sistema consociativo che domina da anni questo Paese.
Specie negli enti locali, destra e sinistra fanno finta di litigare ma sono uniti negli accordi di fondo, che consentono a entrambi di spartirsi il necessario per tenere in vita le rispettive clientele.
Ora, però, chi ha avuto case di comodo, in affitto o in vendita, chieda scusa e paghi quanto doveva.
Altrimenti si tenga il bottino ma rinunci ad ogni incarico pubblico.
Per il futuro, l’unica possibilità per evitare che si ripetano gli scempi di legalità e di denaro pubblico, è che i cittadini pretendano la pubblicità su internet di tutto quello che riguarda la vita istituzionale di Comuni e Province. Noi Radicali ci battiamo per questo.
Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani