Affittopoli, anche il Comune apre un\’inchiesta

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La procura di Roma indagherà sulla cosiddetta affittopoli (o svendopoli) capitolina concentrandosi sugli appartamenti ceduti a partire dal 2007 in quanto per le operazioni avvenute negli anni precedenti non si procederà perché il reato è prescritto. La notizia è trapelata nel pomeriggio di ieri dagli uffici di piazzale Clodio, a poche ore dall'istituzione, da parte del Comune di Roma, di una commissione di inchiesta che, entro 90 giorni, verificherà il rispetto delle procedure di alienazione del patrimonio immobiliare capitolino, controllando la congruità dei prezzi di vendita con il valore degli immobili.

Una decisione, quella presa in mattinata da Alemanno, alla quale è seguita una conferenza stampa in cui l'assessore capitolino al Patrimonio Alfredo Antoniozzi ha reso noto che tra il 2001 e il 2010 l'amministrazione comunale ha venduto 775 immobili (prevalentemente agli utilizzatori residenti da almeno 5 anni e in regola col pagamento del canone, in alcuni casi all'asta), la cui valutazione dei beni è stata effettuata da Risorse per Roma sulla base del valore di mercato con l'applicazione di uno sconto del 30% per le unità abitative occupate. Antoniozzi ha avanzato dubbi sulla congruità del prezzo di alienazione: «Anche ad occhio – ha detto – vendere a 2.000 euro al metro quadrato appartamenti a piazza Navona mi pare un po' poco».

Poi ha difeso l'azione dell'Amministrazione: «Da quando è in carica la giunta Alemanno, non è stata effettuata alcuna assegnazione di alloggi popolari in difformità ai criteri stabiliti con le graduatorie», né dall'inchiesta sono emersi «locali di proprietà del Comune concessi a circoli del Pdl». Insomma, ha fatto intendere Antoniozzi, lo scandalo case porta per intero la firma delle giunte di centrosinistra. «Ipotesi non documen- tate», ha replicato il Partito Democratico in una conferenza stampa convocata poche ore dopo dagli ex assessori capitolini Marco Causi e Roberto Morassut, secondo i quali la dismissione di oltre 700 immobili del patrimonio comunale è stata «un'operazione trasparente ed efficiente, un esempio a livello nazionale». Affittopoli non sarebbe altro dunque che una «bufala, un polverone sollevato per gettare discredito sull'esperienza del centrosinistra e coprire la mala gestione del centrodestra. Sfido chiuque – ha dichiarato Causi – a trovare un'operazione di alienazione di un patrimonio im- mobiliare pubblico efficiente e trasparente come quella con- dotta dal Comune di Roma tra il 2005 e il 2006».

Nella vendita del patrimonio immobiliare comunale «tutte le stime di vendita sono state stabilite da una delibera di consiglio comunale dopo attente analisi dei costi e dei valori immobi- liari», ha spiegato l'ex assessore, sottolineando che «in molti casi, ci sono state aste pubbliche al rialzo». Causi si è detto inoltre «convinto che la commissione costituita dal Campidoglio fugherà ogni dubbio sulla scarsa trasparenza dell'operazione». Infine l'affondo: «La nuova giunta ha ereditato delibere già approvate in consiglio comunale per vendere immobili non appartenenti all'Erp con l'accordo pronto con i coinquilini: 400 milioni di euro» che il Comune non ha invece mai incassato. Intanto anche la Giunta regionale del Lazio ha deliberato ieri l'istituzione di una commissione, composta da tecnici, che dovrà indagare sulla gestione degli immobili dell'Ater del Comune di Roma, verificando in primo luogo se chi ha comprato gli immobili dell'Ater aveva o meno i titoli per farlo. «Il patrimonio Ater – ha ricordato l'assessore regionale Buontempo – è infatti indisponibile e può essere venduto solo agli inquilini».  

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