«Una vera e propria operazione di archeologia sociale». Così la presidente del Municipio IX Susi Fantino, definisce il progetto «Memoria nel presente», iniziativa presentata ieri mattina presso la sala consiliare del Municipio stesso, dove il minisindaco ha consegnato tre targhe commemorative ad altrettante vittime delle leggi razziali fasciste del 1938. Una storia, quella dei tre ex alunni cacciati dall'istituto G. Garibaldi di Roma in quel mai troppo lontano autunno di 73 anni fa, che ha colpito anche gli attuali studenti della scuola elementare di via Mondovì, nel quartiere Appio, e i molti cittadini residenti presenti alla premiazione.
Una storia ritornata alla luce dopo tanti anni grazie alla ricerca della prof.ssa Fabiola Di Caccamo, in collaborazione con l'A.V.I. onlus e l'archivio storico della Comunità ebraica di Roma, che ha permesso di ripercorrere assieme ai protagonisti di quella triste vicenda le assurdità di un periodo storico nefasto, di cui è però fondamentale non perdere memoria per il mantenimento di una responsabile coscienza collettiva. Enzo Di Castro, Isaia Sermoneta ed Ester Sermoneta, questi i nomi dei tre alunni, ormai ultraottantenni, che con estremo coraggio ed umanità hanno presenziato all'incontro raccontando le proprie vicende, cercando di restituire dignità al loro passato spezzato, tra l'emozione dei presenti, inchiodati di fronte alla proiezione delle foto e dei registri di classe originali dell'epoca.
«L'unico momento in cui mi sentii come gli altri – ricorda commosso Isaia Sermoneta – è stato quando fui chiamato alle armi». «Come nell'iniziativa 'Il quartiere come museo' – ha ricordato poi la presidente Fantino – il nostro è un Municipio molto attivo nel recupero della memoria del territorio, utile soprattutto ai giovani per estirpare da subito quel virus dell'intolleranza che è fuori da qualsiasi idea di convivenza civile e di democrazia». «E' stato come fare un tuffo nella storia – ha chiuso la dott. Silvia Cutrera, dell'associazione AVI – Abbiamo scoperto che gli alunni sparivano dai registri, e così, dopo aver estrapolato una lista, siamo andati a cercarne alcuni con l'aiuto dei responsabili della comunità ebraica». Risultato: una storia di violenze e soprusi sepolta nella polvere degli archivi, dalla quale però possiamo ancora imparare molto.