Sono 256 luoghi di culto, di cui 208 a Roma e 48 nella provincia, così ripartiti: 153 cattolici, 35 ortodossi, 34 protestanti, 19 musulmani, 7 ebrei, 6 buddisti e uno per gli induisti e i sikh, con un incremento di 34 centri di culto rispetto al 2008. E' stata presentata la quinta edizione della "Guida ai luoghi di culto per gli immigrati" realizzata dalla Caritas diocesana di Roma e dall'Ufficio Migrantes della Diocesi, in collaborazione con gli assessorati alle Politiche sociali di Comune e Provincia di Roma.
La pubblicazione è nata nel 1998 per rispondere alle esigenze spirituali degli immigrati e per evidenziare il ruolo sociale che rivestono i centri di preghiera. Tra le strutture censite spiccano quelle delle comunità cattoliche, 153 luoghi di preghiera (di cui 23 fuori Roma), generalmente messe a disposizione dalla Chiesa cattolica locale. Seguono i centri ortodossi (35), dei quali oltre la metà situati fuori Roma. Prevalentemente nella Capitale sono invece i centri di culto dei protestanti (34), dei musulmani (19) degli ebrei (7), dei buddisti (6) e dei sikh e induisti (1 a testa).
Una distribuzione che, con la sola eccezione dei cattolici che beneficiano della disponibilità dei centri diocesani, riflette la diffusione territoriale delle comunità religiose immigrate. I cristiani sono il 65% nella Capitale e il 76,5% negli altri comuni della Provincia (complessivamente oltre 300 mila). I musulmani (in tutto oltre 70 mila) incidono per il 18% tra gli immigrati della Capitale e per il 12% tra quelli della Provincia. Anche i fedeli delle religioni orientali (induisti e buddisti, ciascuna comunità con una consistenza di circa 10 mila fedeli) sono maggiormente concentrati nella Capitale; fanno eccezione le diverse migliaia di sikh indiani, che si trovano nell'area Pontina, tra le Province di Latina e di Roma.