Il rischio è depauperare il tessuto produttivo romano e laziale. I fatti sono una riduzione di quasi il 20% degli investimenti nelle opere pubbliche, meno gare di appalto (Lazio al nono posto in Italia) e circa 8000 posti di lavoro persi in tutto il Lazio negli ultimi sei mesi, con la chiusura di circa 1000 imprese tra quelle iscritte alle casse edili.
L’allarme l’ha lanciato ieri l’associazione dei costruttori, l’Ance Lazio, alla presenza dei principali protagonisti dell’economia e della politica regionale. Il presidente Stefano Petrucci ha commentato così i dati sull’occupazione: «Un numero altissimo anche se sparso su più imprese: ma tutte insieme è come se chiudesse una grandissima impresa come la Fiat». Per questo, prosegue «è necessaria una riflessione, perché il rischio è una vera e propria destrutturazione del tessuto produttivo e imprenditoriale della nostra regione».
I dati si inseriscono certamente nell’ambito di una crisi storica e di dimensioni assolutamente inedite, ma colpiscono: gli investimenti nel 2010 sono calati del 10,1 per cento e le previsioni per il 2011 parlano di un calo dell’8,6 per cento. Alla presenza degli assessori regionali Malcotti (infrastrutture) e Lollobrigida (irasporti) Petrucci ha quindi fatto appello alla Regione e alla sua presidente Renata Polverini per rendere accessibili tutte le risorse disponibili e cantierabili le opere il cui iter è già avviato.
Le risposte dalla Regione non si sono fatte aspettare: secondo Malcotti già nelle prossime settimane “potrebbero aprire i cantieri” dell’autostrada per Rosignano da Civitavcchia, mentre, per la Roma-Latina sarebbero confermati i fondi disponibili e per Malcotti “Vorremmo arrivare alla fine dell’anno alla progettazione esecutiva e quindi far partire i cantieri”. Mancano invece i fondi europei per rinnovare la ferrovia concessa Roma-Civitcastellana-Viterbo. (5web)
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