Nella nota vicenda degli appalti Atac, fa breccia anche il nome del noto imprenditore nettunese Carlo Amati. Le indagini in corso mirano a stabilire il ruolo svolto dalle società esterne, che negli ultimi anni hanno intensificato il lavoro, costituendo una voce di riguardo nelle uscite dell’azienda capitolina. Il capitolo appalti esterni ha fatto segnare uscite per oltre 40 milioni di euro, a vantaggio di alcune società, tra le quali la “Drive Line service Spa” guidata da Amati, trasformatasi in seguito a fusione in “Ati Ciclat-Dls”. La società dell’imprenditore nettunese ha alle spalle ben 37 anni di vita e può contare su oltre 200 dipendenti. Amati è conosciuto in zona per il suo notevole impegno sul piano professionale e per la vicinanza politica al centrodestra. Nell’ultimo biennio il fatturato della ex Drive Line service Spa è lievitato fino a triplicare il fatturato. Una serie apparentemente inspiegabile di riparazioni ai pullman e agli automezzi pesanti ha determinato la crescita, destando più di qualche sospetto tra gli inquirenti. Peraltro già in passato erano emerse anomalie in merito ai bandi di gara per la manutenzione degli impianti di climatizzazione dei bus. La società di Amati aveva presentato un’offerta insieme a Officina 2000 Srl. La gara fu però annullata a causa della presenza nel casellario giudiziario di più sentenze di condanna non dichiarate (in fase di partecipazione alla gara) a carico di Carlo Amati. Pochi mesi dopo, l’appalto venne assegnato senza gara alla società concorrente, guidata da Gianluca Amati (figlio di Carlo) per la migliore offerta presentata. Si attendono a breve sviluppi su una vicenda che presenta ancora molti punti oscuri.