Non intendo sottostare al ricatto di questi intrallazzatori che sono in politica da una vita». Questa la pesante esternazione che il sindaco di Tivoli Sandro Gallotti ha rivolto alla sua maggioranza di centrodestra al termine del terzo appello che ha decretato la mancanza del numero legale per i lavori del consiglio comunale del 13 ottobre. Consiglio comunale che tra i tanti punti all’ordine del giorno prevedeva anche l’approvazione del debito fuori bilancio, saltata per la seconda volta consecutiva dopo la mancanza del numero legale dello scorso 30 settembre. In quel primo consiglio furono 5 i consiglieri di maggioranza assenti (Pisapia dell’Udc, Gianfranco Osimani, Innocenzi, Tarei e Rossi tutti del PdL), numeri che in questo secondo appello sono stati ancora più pesanti, con 17 assenti su 18 (unico presente Ettore Tirrò). «La crisi non emerge oggi, emerge da tempo – spiega il capogruppo di opposizione della Lista Civica ‘Io, Progetto Tivoli’, Andrea Napoleoni – non è la prima volta che la maggioranza si presenta in consiglio comunale con posizioni contrapposte, sostenute tra l’altro da esponenti dello stesso PdL. Non mi sembra un leggero vento primaverile. Qui si tratta di una burrasca a tutti gli effetti. Quando la politica non governa più i suoi processi facendo entrare in campo posizioni personali e salvaguardia dei piccoli privilegi da difendere, se non c’è un sindaco all’altezza queste questioni si tramutano in cancrena». «La cosa da mettere in evidenza – è il commento dell’assessore alle Politiche per la programmazione economica e finanziaria Marino Capobianchi – è che bastavano 10 consiglieri di centrosinistra per validare questa seduta. Significa che una minoranza può ottenere il consiglio anche bocciando una cosa importante come il bilancio. Io non mi sarei potuto difendere e la maggioranza sarebbe stata stimolata ad avere atteggiamenti diversi». Aria di burrasca a Palazzo San Bernardino, che entro il il prossimo 20 ottobre dovrà riconvocare il consiglio e approvare i quattro punti del debito fuori bilancio, rischio commissariamento.
Mauro Cifelli