Blitz al mercato arabo di viale della Moschea

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 Con un’operazione scattata alle prime luci dell’alba di ieri, la Polizia Municipale ha impedito l’apertura del mercato arabo di viale della Moschea. Al posto dei soliti banchetti, alcune pattuglie dei vigili urbani e dei carabinieri a presidiare la zona. Non è la prima volta che accade: già nel novembre scorso si è registrata una chiusura. «Una normale operazione di controllo, già programmata da tempo», spiega Maurizio Sozi, Comandante della Polizia Municipale nel II Municipio. La storia del mercato di viale della Moschea va avanti da una quindicina d’anni. Il problema nasce da alcune irregolarità relative ai permessi di vendita e al numero di bancarelle autorizzate. Da tempo gli stessi venditori chiedono la regolarizzazione della loro posizione. «È da oltre un anno che inoltriamo al Municipio gli incartamenti necessari. Ogni volta ci dicono però che la nostra domanda presenta delle lacune». A parlare è Hamid, uno dei responsabili del mercatino. «L’ultima richiesta è stata fatta nel 2009, e ci è stata data conferma della sua regolarità dopo che per ben tre volte hanno rimandato indietro la documentazione.» Quello che i commercianti attendono, per ora invano, è una delibera del Municipio con cui fissare i criteri per la regolarizzazione degli ambulanti. «La regolarizzazione è anche un nostro interesse. Siamo gente onesta, nessuno di noi ha mai creato problemi di alcun genere in questi quindici anni». Circostanza confermata anche da Sozio, secondo il quale «i venditori non hanno mai creato turbative all’ordine pubblico». Come spiega Hamid, anzi, «siamo noi ultimamente ad avere problemi con la comunità rom stanziata qui vicino. Negli ultimi tempi si avvicinano ai nostri banchi con i loro oggetti da vendere, affollando la zona e creano disordine. Ma cosa dovremmo fare? Mandarli via noi? Non possiamo fare una guerra tra poveri!». Hamid ci mostra anche le sue copie del “modello unico” dell’agenzia delle entrate, con le relative ricevute: le tasse, insomma, le paga. «Come tutti gli altri ambulanti, del resto. Perché allora non possiamo essere messi in regola?». Il problema risiede in Municipio: da mesi si attende una delibera che possa sanare la situazione. «Ci hanno promesso che entro giovedì prossimo la situazione sarà risolta», ci confida il Comandante Sozi. La stessa cosa è stata detta agli ambulanti di viale della Moschea. «Per risolvere una situazione del genere, che dura da quindici anni, non si possono usare risposte di rigetto. Occorre valutare il problema nel suo complesso. È chiaro  – continua Sozi – che se ci sono delle situazioni di irregolarità noi dobbiamo intervenire, e così abbiamo fatto. Più in generale, però, non si può prestare il fianco a pericolose strumentalizzazioni. Viviamo in un periodo storico in cui tornano a galla forme di razzismo e xenofobia che sembravano superate: occorre agire con la massima cautela, nel rispetto di tutti. Si può anche intervenire con misure puramente repressive, ma non è così che si risolve la questione».

Il mercato è un punto di incontro fondamentale per una comunità pacifica come quella islamica romana, che si ritrova lì ogni venerdì prima di andare a pregare. Il posto è anche frequentato – soprattutto a pranzo – da professionisti che lavorano in zona. «Avvocati, impiegati e altri lavoratori spesso vengono a mangiare da noi un kebab o un cous cous, perché spendono meno che nei bar della zona», spiega Hamid. Insomma, un mercatino a tutti gli effetti, che mai ha creato problemi di alcun genere. Ci si chiede allora cosa aspetti il Municipio per emanare una delibera che risolva la questione, anche imponendo standard igienico-sanitari più elevati nell’interesse dei cittadini.

A sentire le dichiarazioni dei consiglieri, sembrano tutti d’accordo sulla regolarizzazione. Di concreto, però, mai nulla da 15 anni a questa parte. Siamo in campagna elettorale: che regolarizzare un mercato musulmano in questo periodo sia controproducente per qualcuno?

 

                                                                                                 Gian Marco Milardi

 

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