E’ durata solo sei mesi l’illusione dei cittadini di pagare in meno la tassa sui rifiuti. La Corte di Cassazione, in linea con le direttive europee, aveva imposto agli enti gestori della raccolta dei rifiuti solidi urbani, di non far pagare l’iva sulle bollette.
Alla prima lettura degli equilibri di bilancio approvati in questi giorni dai comuni del territorio invece l’aumento c’è stato con punte fino al 50%.
A San Cesareo per esempio si parla un più 0.99 euro al mq per le abitazioni private e un più 2.25 euro al mq per i locali commerciali.
E così in quasi tutti i comuni del territorio casilino (vedi la tabella in pagina).
Il costo medio della Tarsu si aggira intorno ai 2 euro e 70 per le abitazioni private e 6 euro e 90 per i locali commerciali.
Una vera stangata per tutti. Un rincaro necessario per gli uffici tributi dei comuni, rivolto “solo a coprire il costo del servizio”.
Sono aumentate le spese per il personale, i trasporti, il carburante, il conferimento in discarica e le imposte provinciali.
E tutto questo vale sia che si parli di Gaia che di Asp, i due enti gestori del servizio nel territorio.
“La tariffa della Tarsu – spiega il vicesindaco di San Cesareo dott. Massimo Mattogno – è vincolata ai costi del servizio e dello smaltimento.
Tengo a precisare che le entrate della Tarsu a San Cesareo coprono esclusivamente il costo per lo smaltimento dei rifiuti, senza ricavi aggiuntivi a favore del nostro ente.
Riteniamo che la trasparenza sia un atto dovuto nei confronti degli utenti ed è per questo che abbiamo chiesto ad Equitalia, concessionario del servizio raccolta differenziata, di rendere più chiara la bolletta elencando tutte le voci, compresa la tassa provinciale “ex Eca” che incide per un 15% sul costo del servizio”.
L’unico comune fuori dal gruppo degli aumenti sembra essere al momento Colleferro che ha mantenuto invariati i costi del servizio.
Carmine Seta