Genzano, ventunenne muore su un campo di calcio a 5

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E\’ sotto shock l\’ambiente della Cogianco Genzano e di tutto il calcio a 5 in generale dopo la morte di Dimitri Buratti, ragazzo di 21 anni che militava nella formazione Under 21 del sodalizio castellano. Tutto è accaduto giovedì sera, in pochi attimi, alla fine della "partitella in famiglia" al PalaCesaroni di Genzano che la formazione dove giocava Dimitri stava disputando contro la squadra maggiore. Al termine della gara di allenamento il ragazzo, che aveva giocato tranquillamente senza dare alcun segno di stanchezza, ha avvertito un malore accasciandosi improvvisamente al suolo. Immediato il soccorso al ragazzo da parte di dirigenti e giocatori presenti: a Dimitri è stato praticato un massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, ma neanche il rapido arrivo dell\’ambulanza che ha trasportato il giovane all\’ospedale di Velletri ha potuto evitare il decesso. Sarà proprio l\’esame autoptico a stabilire le cause della morte ma è possibile che alla base del tragico episodio ci sia stato un irreversibile danno cerebrale. L\’ambiente della Cogianco è ovviamente scosso da quanto accaduto tanto da aver richiesto (e ottenuto) il rinvio della propria gara di campionato, sabato prossimo. Tutte le componenti del mondo del calcio a 5 si sono strette attorno alla società genzanese e ancor di più alla famiglia di Dimitri. L\’ultimo saluto allo sfortunato Buratti potrebbe essere dato martedì prossimo, dopo che tutti gli esami del caso saranno stati effettuati. Buratti era residente ad Aprilia ed era figlio unico. «Un ragazzo che aveva un sorriso per tutti – è il ricordo del dirigente della prima squadra, Luca Seccamonte -. Una persona generosa e di grande disponibilità, che in poco tempo aveva conquistato la fiducia e la simpatia di tutti. Un atleta vero, che non solo si era sottoposto ai consueti e tradizionali test fisici di idoneità sportiva, ma che era anche un appassionato di nuoto, questo per dire come fosse fisicamente un ragazzo forte. Siamo sconvolti, non possiamo credere di non averlo più con noi».

 

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