Un compromesso soddisfacente tra richieste aziendali e sindacali, che lascia aperta la possibilità di salvaguardare il sito produttivo ed i suoi livelli occupazionali continuando nella ricerca di un serio soggetto imprenditoriale interessato all’acquisto dell’impianto di Anagni.
E’ questo il resoconto dell’incontro tenutosi ieri sera presso la Regione Lazio per affrontare la crisi economica dello stabilimento di Anagni. Presente l’assessora al Lavoro, Pari opportunità e Politiche giovanili della regione Lazio Alessandra Tibaldi, le organizzazioni sindacali e la proprietà indiana che ha annunciato di voler dismettere l’attività dello stabilimento.
Nello specifico il verbale di accordo sottoscritto prevede il ritiro della procedura di mobilità aperta dall’azienda a metà ottobre e il contestuale allargamento della cassa integrazione in deroga, proprio come aveva chiesto la proprietà ma con delle sostanziali integrazioni a favore dei lavoratori.
Questo trattamento da lunedì prossimo, e fino al 18 dicembre, verrà esteso, con criteri di rotazione, a 1000 dipendenti. Successivamente interesserà, fino a fine anno e con possibilità di proroga al prossimo 28 febbraio ed eventuali periodi successivi, le intere maestranze in funzione della possibile conclusione di trattative per l’acquirente.
«Per quanto ci compete – dichiara l’assessora Tibaldi – come Regione Lazio garantiremo degli interventi di politica attiva del lavoro che verranno corrisposti congiuntamente con gli ammortizzatori sociali. Inoltre, ed unitamente con l’azienda – continua – garantiremo la puntuale e tempestiva erogazione dei trattamenti di cassa integrazione da parte dell’INPS». Soddisfazione moderata invece per le parti sindacali. «Nella situazione in cui eravamo è sicuramente un accordo positivo – dichiara Mauro Piscitelli della Uilcem – Ora la partita si giocherà tutta al Ministero dove sono depositati i sei progetti industriali, l’unica vera speranza per salvare Videocon. Chiediamo al Ministero – aggiunge Piscitelli – di accelerare le procedure. 1300 lavoratori hanno bisogno di ricominciare a credere in un futuro».
C.S.