Ercolani-Cianfanelli, scintille su sanità e Gino Cesaroni

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E’ polemica tra i primi cittadini di Ariccia e Genzano. Enzo Ercolani ha infatti diffuso una nota in cui si sottolinea come «il sindaco e l’Amministrazione comunale di Genzano di Roma rimangono sorpresi e indignati per le affermazioni del sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli, pronunciate durante il Consiglio Comunale del 16 settembre scorso. La mozione in discussione riguardava la riapertura del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Genzano e le non poche preoccupazioni create ai cittadini del Comprensorio, basti pensare che proprio sabato prossimo l’Amministrazione Comunale di Genzano di Roma ha chiamato alla mobilitazione la città di Genzano con un corteo che partirà alle 17.00 da piazza Tommaso Frasconi e arriverà all’Ospedale, per protestare sulla carente organizzazione che mette a repentaglio la vita delle persone». Il comunicato dell’Amministrazione genzanese parla poi del motivo della propria indignazione. «Siamo sicuri che tutti sono vicini alla famiglia Cesaroni e condanniamo le ingiustificate ed ingiuste parole pronunciate dal sindaco Cianfanelli: “…Gino Cesaroni è stato uno dei maggiori responsabili del dissesto sanitario di questo distretto…”. Con l’occasione – conclude la nota del sindaco – invitiamo tutti i cittadini di Genzano di Roma e del Comprensorio a partecipare alla manifestazione di sabato prossimo 3 ottobre».

Non si è fatta attendere sull’argomento la puntualizzazione del sindaco di Ariccia, Cianfanelli.

«L’ineludibile e non più rimandabile processo di razionalizzazione della rete ospedaliera regionale che la Regione Lazio sta portando avanti, nella Asl Rm H, è ora colpito anche dallo sciacallaggio di ristretti gruppi che tentano di bloccarlo. In quanto sostenitore del grande sforzo che in questa direzione sta facendo la Giunta Regionale guidata da Marrazzo, vengo criticato e le mie stesse parole sono utilizzate strumentalmente. Vengo accusato, in particolare, di aver pubblicamente offeso la memoria del compianto sindaco di Genzano, Gino Cesaroni. Nella seduta di Consiglio comunale del 16 settembre scorso io ho difeso l’atto aziendale approvato da tutti i sindaci all’unanimità, che tenta di razionalizzare la nostra rete ospedaliera. Il municipalismo e il populismo basso portano a qualsiasi tipo di richiesta, e noi stiamo qui perché dobbiamo cercare, anche scontrandoci con le critiche e con le disfunzioni, di dare riposte concrete e che guardino al bene futuro della nostra collettività. Poi ci può essere chi chiede la deroga per il dipartimento materno-infantile di Genzano, o la deroga per assumere altri medici al pronto soccorso di Albano, ma non si può tenere aperto un pronto soccorso falso e per difenderlo si invoca Gino Cesaroni. Dal 1979 al 1983 sono stati aperti in questo distretto due ospedali generali di zona identici. Il municipalismo e la cultura sanitaria del momento ne hanno preteso l’apertura ma l’allora assessore alla Sanità regionale e la presidente della commissione Sanità concessero alle due strutture la pianta organica di un ospedale. Quindi c’è stata sempre dall’ 80 ad oggi, una battaglia tra poveri: due ospedali, due ostetricie, due chirurgie, e così via. L’atto aziendale, dopo 30 anni, finalmente supera quella inutile impostazione municipale riunendo in un unico ospedale quello che attualmente è frammentato nei tre ospedali di Albano, Ariccia e Genzano.

È in questa ottica che la Regione Lazio e i comuni dei Castelli hanno voluto la costruzione di un unico contenitore per un unico efficiente ospedale, il Nuovo Ospedale dei Castelli.

Ma è chiaro che chi vuole portare un contributo all’adeguamento della risposta sanitaria del nostro distretto H2 non può invocare la mobilitazione al culto della personalità di amministratori pubblici per una manifesta incapacità di analisi critica degli errori del passato. Chi si oppone a questo processo di razionalizzazione – conclude Cianfanelli – auspica il ritorno alla politica della proliferazione dei piccoli ospedali praticata negli anni ’70, che ha prodotto solo sperpero di denaro pubblico e inefficienze pagate sulla pelle della nostra popolazione».   

 

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