La porchetta sbarca in Giappone e negli Stati Uniti

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La “sora porchetta” mette ufficialmente radici negli Stati Uniti e si prepara per la grande conquista asiatica: il Giappone. I due colossi s’inchinano dunque di fronte a sua maestà venuta dai Castelli ammettendone tracciabilità e “pedigree” e spalancandogli così i cancelli principali. SGS system certification è il passaporto che gli permette lo sbarco e l’azienda Cioli, tra i più grandi e certamente i più antichi produttori di porchetta (iniziarono nel lontano 1917) in Italia, sarà primo il marchio made in Italy a deliziare America e Oriente. “Entro il 15 del prossimo mese si avrà l’autorizzazione giapponese ad esportare la porchetta – fa sapere Roberto Cioli –  sottovuoto, direttamente lavorata presso lo stabilimento di Ariccia”. Tutt’altra storia per la porchetta con costume a stelle e strisce: niente sottovuoto ma uno stabilimento italiano in pianta stabile nel New Jersey con inizio attività previsto entro la fine di quest’anno. “Ci sono voluti due anni tra ricerche di mercato e scelta dei miglior suini- conclude Cioli- che devono avere belle forme come è preferibile sia una donna 90-60-90 è quindi necessario che i maiali siano magri e in forma”. Misure ispirate alla Loren dunque che nel primo semestre del 2009 non hanno conosciuto nè crisi nè febbre suina. E’ infatti in continua crescita la produzione sul mercato italiano, almeno in casa Cioli, passando dai 340 mila kg del 2007 ai 380 mila del 2008 con proiezione stimata oltre i 400 mila kg per fine 2009.

                                                                                                                                    

                                                                                               Maria Chiara Shanti Rai

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