Bulimia e fame nervosa: cosa sono e come si affrontano

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La bulimia rientra tra i disturbi dell’alimentazione ed è uno dei più diffusi. Secondo studi epidemiologici condotti in Italia, la prevalenza di questo disturbo sarebbe compresa tra l’1% ed il 5% e l’incidenza sarebbe maggiore tra i pazienti più giovani.

Per contrastare questo disturbo ed anche per dare un supporto a chi ne soffre, sono nati dei gruppi di ascolto per chi soffre di bulimia e fame nervosa. Prendere parte a dei gruppi di ascolto dà la possibilità al paziente di raccontare la propria esperienza, di spiegare le difficoltà che incontra e di ricevere consigli su come imboccare la strada della guarigione.

Quali sono i sintomi della bulimia?

I pazienti bulimici presentano due sintomi caratteristici: le abbuffate ed i meccanismi di compenso. Con abbuffata si intende l’ingestione di una grande quantità di cibo in poco tempo, mentre con meccanismo di compenso si intende il tentativo di eliminare velocemente quanto assunto.

Generalmente coloro che soffrono di questo disturbo alimentare sfruttano il meccanismo del vomito per eliminare in poco tempo gli alimenti che hanno ingerito. E’ possibile anche un uso eccessivo di lassativi, assunti anche dai pazienti che soffrono di anoressia.

Le abbuffate spesso sono indotte dal senso di fame nervosa. Il paziente inizia a mangiare non per soddisfare il bisogno fisiologico di cibo, ma per tentare di colmare il senso di fame che ha alla base un meccanismo psicologico. Il cibo viene visto dai pazienti bulimici come strumento per alleviare il loro malessere psicologico e la fame non nasce più per bisogno di energia per il corpo, ma per tentare di alleviare questo stesso malessere.

Se nella prima fase della malattia il paziente è in grado di gestire l’assunzione di cibo e di controllare almeno parzialmente le abbuffate, con il passare del tempo si innesta un circolo vizioso costituito da abbuffate e vomito come tentativo di compenso. Se non si interviene per rompere questo schema la situazione del paziente sarà destinata a peggiorare.

Come è possibile intervenire?

Per intervenire e per offrire al paziente gli strumenti per migliorare la qualità della sua vita si possono seguire diversi approcci. Questi non devono essere visti necessariamente come approcci alternativi, infatti possono essere sfruttati in maniera complementare per giungere ad un risultato migliore.

Sono utili sia la psicoterapia, sia la terapia farmacologica. Per quanto riguarda l’approccio psicoterapeutico, è stata dimostrata l’efficacia dei gruppi di ascolto per chi soffre di questo disturbo alimentare. Prendendo parte ad un gruppo di ascolto i pazienti potranno ricevere il sostegno di cui hanno bisogno, continuare ad essere motivati – la motivazione è fondamentale per il trattamento dei disturbi alimentari – ed avere il giusto aiuto per gestire gli stati ansiosi e depressivi che spesso si associano alla bulimia.

Anche la terapia farmacologica può essere utile, in particolare se si analizzano i risultati ottenuti nel breve periodo. La classe farmacologica più impiegata è quella degli inibitori selettivi della ricaptazione serotoninergica (antidepressivi SSRI), i quali si sono dimostrati efficaci nel combattere gli stati depressivi che si possono associare a questo disturbo alimentare ed anche nel ridurre le abbuffate.

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