In risposta a Zingaretti: la UE non blocca gli inceneritori, lettera di Donato Robilotta

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Caro direttore

Con un recente articolo sul Corriere della Sera il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sostiene che il no ai termovalorizzatori, della sua amministrazione, non ha niente di ideologico ma è dovuto solo ad una valutazione economica. Questo in quanto l’Unione Europea “ha fissato il decommissioning di questi impianti nel 2030”.

Per cui, considerati i tempi di realizzazione e di ammortamento dell’investimento, sarebbe economicamente insostenibile costruire nuovi termovalorizzatori.

Mi consenta il presidente di dissentire dalla sua tesi.

Se il suo no ai termovalorizzatori fosse legato a questioni economiche e non ideologiche dovrebbe spiegare allora perché ha chiuso il termovalorizzatore di Colleferro, di proprietà della Regione, dopo aver oltretutto deciso il revamping dell’impianto e acquistate le caldaie che sono state fatte arrugginire nei depositi. Decisione ideologica, che ha provocato un certo danno economico, e presa solo per compiacere la protesta locale guidata dal sindaco del Pd.

L’Unione Europea non vieta affatto gli inceneritori, le direttive impongono il decommissioning per gli impianti vecchi e fuori norma. La direttiva sull’economia circolare in materia di gestione rifiuti prevede che al 2035 debbano essere raggiunti i seguenti obiettivi: 65% di riciclo, 10% massimo di rifiuti in discarica e dunque il 25% di valorizzazione energetica.

Tanto è vero che negli altri paesi europei non stanno tornando indietro rispetto alla termovalorizzazione. Solo per fare un esempio, a fronte dei 39 termovalorizzatori presenti in Italia, in Germania ne hanno 96, in Francia 126. Al centro di Vienna, in Austria, c’è un moderno termovalorizzatore dove abbiamo portato i rifiuti di Roma. A Copenaghen, Danimarca, nel cuore dell’Europa verde, hanno aperto di recente una pista da sci su un moderno termovalorizzatore. In Inghilterra hanno deciso di costruire una decina di impianti.

Hanno fatto male i conti questi paesi o forse sbaglia chi da noi blocca gli impianti e preferisce mandare in giro per il mondo i rifiuti di Roma causando tra l’altro parte dei danni ambientali di cui oggi (ieri per chi legge) parla sul Corriere la Gabanelli. Che pare avere cambiato idea perché oggi sostiene che probabilmente sia meglio dotarsi dei termovalorizzatori piuttosto che mandare in giro per l’Italia a inquinare centinaia di camion.

Sa bene il Presidente che a Roma mancano gli impianti, tanto che lo scrive nelle delibere con le quali firma accordi con le altre Regioni come le Marche e l’Abruzzo. Regioni che si prendono i rifiuti di Roma per trattarli nei loro impianti ma impongono poi che una volta lavorati vengano sversati nelle discariche del Lazio, anzi nella discarica di Colleferro che oggi è diventata la discarica di Roma.

Nel Lazio c’è solo un termovalorizzatore, quello di S. Vittore che può lavorare al massimo 350 mila t/a di rifiuti, a fronte dei quattro previsti dal Dpcm del 2016 del Governo Renzi , che calcolava un fabbisogno di incenerimento di circa 800 mila t/a.

Gli stessi quattro impianti, (S. Vittore, Colleferro, Malagrotta ed Albano), programmati e previsti dal piano regionale dei rifiuti attualmente in vigore e ridotti, con la bacchetta magica, solo ad uno nel piano regionale approvato recentemente dalla giunta.

Eppure degli impianti, che si potrebbero usare subito, ci sono, sono di proprietà dell’avvocato Cerroni, di recente assolto dal processo non solo con formula piena del “fatto non sussiste”, ma anche con la constatazione che “operava per la collettività”.

C’è un Tmb pronto a Guidonia da più di qualche anno, ha tutte le autorizzazioni a posto, c’è solo una contestazione dei beni culturali arrivata quando l’impianto era stato già costruito. Potrebbe essere aperto subito e lavorare oltre 200 mila t/anno di indifferenziato oltre a una parte consistente di frazione organica (umido).

C’è il Gassificatore di Malagrotta pronto che può trattare oltre 200 mila t/a di cdr/css e con una piccola modifica può essere convertito a produzione di metanolo.

C’è inoltre il Tritovagliatore di Rocca Cencia, che può trattare 700 mila t/a di indifferenziato. Fu costruito per chiudere l’infrazione europea evitando di sversare i rifiuti non trattati sia a Malagrotta che nelle altre discariche del Lazio.

Se questi impianti fossero utilizzati da subito eviteremmo di portare i rifiuti di Roma in giro per il mondo.

Mancherebbe la discarica di servizio, ma come sa il Presidente Zingaretti c’era il sito di pian dell’Olmo, indicato proprio da lui nel 2012 in qualità di Presidente della Provincia. Sito sul quale nel 2009 c’era stato un sostanziale accordo politico tra Regione, Campidoglio e Provincia.

Su questo sito, a richiesta del privato, la Regione prima ha dato parere favorevole nel giugno del 2019, con l’ufficio ambiente, e poi, forse dopo le proteste locali, a Settembre 2019 ha detto no con l’ufficio urbanistica.

Ha identiche responsabilità la sindaca di Roma, che continua a dire no al termovalorizzatore, no a nuovi Tmb, continua a parlare di rifiuti zero e di aumento della raccolta differenziata, come la soluzione dell’emergenza, quando non riesce ancora a iniziare la costruzione degli impianti per l’umido che va tutto ( oltre 400 mila t/a) in Veneto e Friuli Venezia-Giulia.

Forse è arrivato il momento di affrontare la questione della gestione del ciclo dei rifiuti con sano pragmatismo, mi verrebbe da dire con sano riformismo, mettendo da parte questi atteggiamenti ideologici contrari all’impiantistica che tanto danno stanno facendo.

Distinti saluti

Donato Robilotta

Già assessore e consigliere della Regione Lazio

 

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