Cucchi, pm: «Non è caduto fu pestato. Kafkiano primo processo, non sciatteria ma depistaggio»

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C’è anche il procuratore vicario di Roma, Michele Prestipino, oltre a Giovanni Musarò, pm titolare del procedimento, a rappresentare l’ufficio della pubblica accusa nel processo-bis in corte d’assise a cinque carabinieri che rispondono, a vario titolo, di omicidio preteritenzionale, falso e calunnia in relazione alle lesioni riportate da Stefano Cucchi nel pestaggio subito in caserma il 16 ottobre del 2009 (quando fu arrestato per droga).

Quelle lesioni, secondo la procura che oggi farà la sua requisitoria, “unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che lo avevano in cura all’ospedale Sandro Pertini”, portarono il geometra 31enne al decesso, avvenuto il 22 ottobre 2009.

“Il primo processo, quello che vedeva imputati per il pestaggio di Stefano Cucchi tre agenti di polizia penitenziaria, fortunatamente sempre assolti, è stato un processo kafkiano, con gli attuali imputati seduti all’epoca sul banco dei testimoni, con cateteri applicati a Cucchi per comodità e fratture lombari non viste apposta da famosi ‘professoroni’. Tutto ciò non è successo per sciatteria, ma per uno scientifico depistaggio cominciato la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 alla stazione Appia dei carabinieri, quando il ragazzo venne arrestato”.

Lo ha detto il pm Giovanni Musarò all’inizio della sua requisitoria nel processo bis in assise contro cinque militari dell’Arma accusati del pestaggio del geometra 31enne che non sarebbe stato collaborativo nella fase del fotosegnalamento: “Non possiamo fare finta che quella notte non sia successo niente e non capire che si stava giocando una partita truccata all’insaputa di tutti”, ha aggiunto il magistrato.

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