Rai, quella che si è insediata nel 2018 non ha dato segni di vita. Cosa succederà in futuro?

0

Il peggiore inizio del governo Conte 2, al momento in fieri, sarebbe di pasticciare attorno alla Rai dando l’idea di non avere alcuna idea su quel che serve strategicamente. Le avvisaglie del pericolo ci sono tutte e, diciamo la verità, in quel che abbiamo visto in quest’ultimo anno di Cavallo gialloverde non troviamo pressoché nulla da difendere. L’unica idea chiara ci sembra, sulla spinta di quanto avviato da un paio d’anni, l’aver puntato decisamente su Rai Play come alternativa reale alle offerte online di tanti altri, a partire da Netflix.

Quanto al resto, dalle testate molteplici dei telegiornali al ritenere fortuna anziché disgrazia tutta la inutile selva di canali e canalini, finora la Rai insediata nel 2018 non ha dato segni di vita. A questo punto, i casi sono due. Se la causa di tanta sterilità è nello stallo fra i due soci politici, Movimento e Lega, che fecero la parte del leone, allora è giusto che senza tante storie si dimettano. Altrimenti si facciano convocare dall’azionista Stato a rendere conto e a indicare le soluzioni se ne hanno.

Ma per chiedere a loro di render conto di qualcosa, di una strategia che si ritenga sbagliata o vuota, è necessario prima averne chiara in testa una alternativa. Altro che pensare, come già appare in qualche giornale da qualche giorno che ciò che si chiede è essenzialmente il “levati tu che mi ci metto io”.

Legge Gasparri da rifare, contaminazione fra ricavi pubblicitari e canone da vietare in Rai, canone fissato senza usarne le riduzioni per acchiappare i gonzi elettorali. Oltre ovviamente a una legge per la nomina dei vertici che li renda indipendenti, come in BBC, dalle loro stesse fonti di nomina.

Il che è moltissimo, ma è anche il minimo e serve tutto senza rinunciare a nulla perché ogni pezzo davvero regge l’altro. Due anni alla scadenza del consiglio attuale bastano e avanzano per realizzarlo. Basta guardare al concreto e in avanti, senza perdersi nei birignao sul retrogusto politico di chi conduce i talk show per le signore.

Stefano Balassone

È SUCCESSO OGGI...