Elezioni Europee 2019, secondo l’Istituto Cattaneo il Pd limita le perdite ma non attrae nuovi elettori

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I risultati elettorali hanno premiato indiscutibilmente la Lega e punito il M5s. Ma quali sono stati gli spostamenti di voto che hanno prodotto questi risultati? Nel 2014 il Pd conquistò oltre il 40% dei voti il che portò molti osservatori a pensare che il partito  guidato da Renzi avesse “sfondato” a destra, ma secondo l’Istituto si limitò ad assorbire quasi interamente l’elettorato della coalizione “montiana” (Scelta civica, ecc.) e non aveva subito perdite verso l’astensione. 

Viceversa  la coalizione berlusconiana aveva subito una forte perdita verso l’astensione. I passaggi dal campo di centrodestra a quello di centrosinistra erano invece di entità limitata, quasi trascurabile.

Come di consueto l’Istituto Cattaneo ha posto sotto esame il voto indagando i flussi elettorali avvenuti in alcune città: Brescia, Torino, Firenze, Napoli, Palermo. Le domande che l’analisi pone sono le seguenti: Dove sono finiti gli elettori che nel 2018 avevano votato Pd? Dove sono finiti gli elettori che nel 2018 avevano votato M5s? Dove sono finiti gli elettori che nel 2018 avevano votato per i partiti di centrodestra?

Il quadro relativo al Pd guidato da Zingaretti  rivela luci e ombre perché i democratici hanno tenuto rispetto all’astensione, probabilmente per il timore del suo elettorato che il partito potesse imboccare la via della scomparsa come d’altronde si va verificando ad esempio per il Partito Socialista francese.  Questo spiega la scarsa entità delle perdite verso l’astensione, quindi ha interrotto l’emorragia che negli anni scorsi aveva portato molti suoi voti verso il M5s.

Come hanno votato gli elettori che il 4 marzo 2018 scelsero M5s? I dati raccolti dall’Istituto indicano che molto numerosi sono  i “disillusi”, soprattutto al Sud, dove il M5s partiva da percentuali molto forti, registrando perdite verso il non-voto. Mentre al centro-Nord è significativa la quota dei “traghettati”, che vanno a premiare la Lega.  Si parla di traghettamento  “traghettamento”  poiché nel corso degli anni, il M5s è cresciuto soprattutto a spese del bacino di voti del centrosinistra e ora, in prevalenza, va a premiare i partiti di centrodestra. Mentre i “fedeli” che confermano il voto al M5s sono solo un terzo del bacino elettorale accumulato nel 2018.

Ben diverso il caso di quello di Forza Italia per la quale  si registrano forti fuoriuscite a favore della Lega  che vengono stimate  intorno al 15% del suo elettorato. 

Tuttavia lo “stato di salute” di un partito è determinato non solo dai flussi in uscita, ma anche dai   flussi in entrata, che indicano la capacità di penetrare in altri bacini di voti e conquistare nuove quote di elettori. 

La ricerca si sofferma in particolare sulla Lega e il Pd. Le tabelle 5 e 6 mostrano due partiti in una condizione molto diversa. Da qui emerge  la notevole capacità di penetrazione della Lega, il cui bacino attuale è composto non solo da chi aveva già optato per il partito di Salvini nel 2018, ma anche da grossi flussi di nuovi elettori provenienti dal M5s e da FI. Soprattutto al Sud il bacino attuale della Lega ha tratto dal M5s una notevole linfa.

Il Cattaneo precisa che la  diversa entità dei “flussi in uscita” e dei “flussi in entrata” può confondere il lettore, ma c’è un esempio che può chiarire il punto: il bacino elettorale 2018 del M5s nei comuni del Sud era particolarmente grande: per questo un piccolo “ flusso in uscita” dal M5s verso la Lega può equivalere a un grande “ flusso in entrata” nel bacino elettorale di quest’ultima. Se da un partito che ha 1.000 voti ne escono 10, vi è un flusso in uscita dell’1%. Se questi 10 voti vanno a favore di un partito che oggi arriva a 100 voti, il flusso in entrata sarà del 10%. Quindi i 10 voti vengono contabilizzati diversamente a seconda che li si guardi dal lato dell’entrata o da quello dell’uscita.

Per il Pd la situazione è ben diversa perché i dati mostrano un sostanziale isolamento essendo il suo attuale elettorato composto nella quasi totalità da elettori consolidati.  L’unica novità è costituita dall’apporto di Liberi e uguali. Per il resto, la capacità di penetrazione in altri bacini elettorali è quasi nulla: il Pd non attrae nuovi elettori. 

In particolare non si registrano significative (ri)conquiste di elettori cinquestelle. Insomma, se i flussi in uscita ci hanno mostrato che il Pd è ancora vivo e ha una sua posizione consolidata nel sistema politico italiano, i flussi in entrata ci dicono che non è ancora tornato ad essere competitivo e non lo sarà finché non riuscirà a riconquistare i voti che oggi sono del Movimento 5 stelle.

La presente ricerca che qui riportiamo in sintesi  è stata curata da Rinaldo Vignati con la collaborazione di Francesco Amato della Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo. 

Giuliano Longo

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