Casaleggio&associati, abbiamo un problema a bordo sul suo conflitto di interessi

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Anche Nicola Zingaretti twitta, magari meno ossessivamente del suo predecessore Matteo Renzi, ma twitta. Questa volta si dice favorevole alla proposta di legge presentata dal Pd sul conflitto d’interessi (e ci mancherebbe). 

E cinguetta: «Il confronto si deve basare su idee e non su fake news. Sì a innovazione trasparente e società digitale, fermiamo abusi su dati personali, votazioni e falsa informazione. Su questo si gioca la democrazia». 

Che messa così potrebbe sembrare una formulazione sibillina se non fosse che la proposta del Pd sul conflitto di interessi mette nel mirino anche la Casaleggio&associati, la società privata che tiene per le mani (se non per le p…) le decisioni del MoVimento con scarsa trasparenza delle scelte per un partito di governo a mezzadria con Salvini, il capitano senza macchia (sic) e paura.  

La bozza di legge presentata dai girillini sarà un ddl anti-milionari perché non potranno ricoprire alcun incarico di governo statale, locale e autorità di vigilanza i soggetti con un patrimonio mobiliare o immobiliare superiore ai 10 milioni di euro, fatta eccezione per i titoli di Stato. 

Insomma potranno fare politica prevalentemente i percettori del reddito di cittadinanza, senza titoli ed esperienze, giusto per cuccarsi 11mila euro come succede oggi alle Camere.

Inoltre  “(chi) si trova in una condizione di conflitto di interessi – si legge nella bozza – qualora sia proprietario, possessore o abbia la disponibilità di partecipazioni superiori al 5% del capitale sociale, cade nella tagliola dei sanculotti a 5 stelle. Ovvero anche inferiore a tale percentuale in caso di società con un volume di affari superiore a 10 milioni di euro annui o comunque superiore al 3% del volume di affari complessivo nel mercato di riferimento in ambito nazionale”.

La terza proposta, invece, interverrà sull’attività di lobbying (ampiamente riconosciuta in altri sistemi democratici) di parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali che non potranno svolgere attività di rappresentanza di interessi per un certo periodo dopo la fine del mandato. Godano ad età raggiunta dei loro vitalizi decurtati.

Una proposta che fa fare gridolini di orgasmo ai giustizialisti pauperistici de il Fatto quotidiano di Travaglio (guida ideologica del MoVimento) e piace sotto sotto a tutti coloro, anche a sinistra  (commentatori, giornalisti ecc.) che del giustizialismo hanno fatto il loro cavallo di battaglia.

Tuttavia in questo che a noi appare un delirio pseudo giacobino e falsamente moralizzatore, c’è una pagliuzza nell’occhio grillino che potrebbe trasformarsi in una trave, sempre che passi la proposta di legge Pd.

Infatti nelle polemiche politiche c’è cascato anche Davide, patron della Casaleggio&associati e algido tessitore delle strategie pentastellate, se così si possono definire le continue oscillazioni del MoVimento a destra, sinistra, centro e stratosfera.

Davide (schivo dai riflettori mediatici se non altro perché deve difendere il fatturato della sua azienda con i 300 euro mensili versati – forse – dagli eletti 5 stelle) finisce al centro delle polemiche parlamentari perché il nodo della questione resta il rapporto tra Casaleggio, presidente della Casaleggio&Associati e dell’Associazione Rousseau, e il M5S. 

Ora si tratta di capire se la nuova legge, qualora venisse approvata, permetterà o meno al figlio del cofondatore si ricoprire incarichi di governo. Ammesso che sia nelle sue intenzioni, anche se probabilmente non gli conviene.

D’altra parte non manca chi, nelle fila grilline, vorrebbe estendere la norma sul conflitto di interessi anche ai possessori di piattaforme tecnologiche. Sarebbe una grande occasione per levarsi da torno l’incombente presenza di Davide e della sua (bad) company che vorrebbe sovvertite il sistema con qualche migliaio di click.

Anche perché il MoVimento si è tansustanziato in un partito di potere sempre meno attento alle origini ribelliste e moralizzatrici, ma tenacemente proteso alla conquista di tutte le poltrone possibili, almeno a quelle che lascia loro il Capitano quanto mai famelico. 

Giuliano Longo

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