Direttiva UE plastica, l’allarme di Fare Ambiente: “A rischio posti di lavoro e sicurezza alimentare”

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Si può ridurre l’inquinamento ambientale mettendo al bando la plastica? E’ pensabile chiudere le aziende che producono plastica in Italia? A questi interrogativi hanno cercato di dare risposta oggi imprenditori, politici ed esperti che si sono dati appuntamento al convegno “Direttiva Ue sulla plastica. Facciamo chiarezza” che si è tenuto al Senato.

Organizzato dal movimento ecologista europeo Fare Ambiente insieme a sette associazioni di categoria e consorzi – tra cui Unionplast (Federazione Italiana Gomma Plastica), Corepla (Consorzio Nazionale per la raccolta e il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) e Confida (Associazione Italiana Distribuzione Automatica) – il convegno ha messo in luce le criticità legate all’entrata in vigore della direttiva UE sulla plastica monouso. I numeri parlano chiaro: a rischiare la chiusura sono trenta aziende italiane della filiera della plastica che danno impiego complessivamente a 3.000 addetti.

“La nuova normativa non inciderà, se non in minima parte, sul problema ambientale – spiega il Presidente di Fare Ambiente, Vincenzo Pepe – infatti, il 90% della plastica presente negli oceani proviene da dieci fiumi extra-europei, come dimostrano i dati del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) mentre i rischi produttivi e occupazionali per le imprese italiane sono alti”.

Fare Ambiente punta il dito anche sulle possibili conseguenze sulla sicurezza alimentare: “Si pensi soprattutto ad esempio a piatti e bicchieri di plastica usati negli ospedali. Vietarne l’uso porterà rischi per la salute dei consumatori”. Il movimento ecologista europeo ha elaborato inoltre un manifesto in otto punti per ripensare la normativa. Tra le proposte c’è “l’annullamento delle ordinanze ‘plastic free’ delle Amministrazioni locali italiane in contrasto con la Direttiva Europea nell’ottica dell’armonizzazione delle normative del nostro Paese”. “Ciò che chiediamo – ha aggiunto Pepe – è che nelle commissioni competenti vengano ascoltate in audizione non solo le aziende ma anche le associazioni ambientaliste come Fare Ambiente”.

Il confronto ha visto alternarsi numerosi rappresentanti politici. Tra questi il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Vannia Gava: “Dobbiamo trovare una soluzione affinché possa essere garantito il diritto all’ambiente e all’economia. Non si possono bloccare le imprese della plastica in Italia perché in questi anni questo comparto ha investito tanto e ha dato lavoro. Non deve essere penalizzato. Dobbiamo puntare – ha aggiunto – sull’educazione ambientale e sul senso civico. Il rifiuto è una risorsa non un problema”.

Sono intervenuti all’incontro Massimo Trapletti, Presidente Confida, Antonello Ciotti, Presidente Corepla, Marco Omboni, Presidente Pro.Mo Federazione Gomma Plastica, Giangiacomo Pierini, Vice Presidente Assobibe, Ettore Fortuna, Vice Presidente Mineracqua, Marco Versari, Presidente Assobioplastiche, Patrizia Di Dio, Membro del Consiglio Nazionale e della Giunta con delega all’ambiente, energia, sostenibilità, utilities Confcommercio – Imprese per l’Italia. Hanno preso la parola al dibattito le senatrici Cinzia Bonfrisco, Maria Alessandra Gallone, Patty L’Abbate e il senatore Paolo Arrigoni. Con loro l’europarlamentare Elisabetta Gardini e i deputati Elena Lucchini, Mattia Mor e Diego Sozzani.

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