Lettera alla sindaca Raggi: «Ciclisti uccisi come insetti. Non ho più lacrime per i miei amici»

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«Signora Sindaca Raggi,
non ho più lacrime per i miei amici uccisi sulle strade. Oggi (ieri ndr) è toccato ad un 72 enne che pensava di pedalare tranquillo nel circuito di Tor Vergata. Niente da fare, quel bel vialone, fatto nostro per fare due chiacchiere pedalando, sta diventando il nostro cimitero. Non ci sono più strade per noi ciclisti, formiche in un mondo di marziani senza cuore. Cosa abbiamo fatto per ricevere tanto disprezzo, tanto menefreghismo?
Ora, da ciclista voglio scaricare la mia rabbia, da uomo e non da insetto come ci considera la comunità dei motorizzati: sono anni che chiedo quattro ciclodromi per Roma ed il Comune non fa niente nonostante questi rappresentino una cifra irrisoria, sono anni che dico alla Federazione ciclistica Italiana e quella del Lazio di tirare fuori le unghie per sollecitarli ed invece si continua al tiro alla fune senza risultati, sono anni che cerco di convincere le altre associazioni, Fiab compresa, che il ciclista è UNO, non ha senso dividerli tra ciclisti urbani e sportivi, niente da fare, coltivano il loro orticello e noi, indifesi, continuiamo a morire!
Signora Sindaca, dobbiamo occupare il suo Campidoglio? No, non abbiamo bisogno di visibilità ma di persone coscienziose che ci vogliono bene, che ci considerino cittadini benemeriti perchè ci muoviamo rispettando la cittaà e chi ci abita.
Prima di salutarla, mi permetta di trasmettere le mie condoglianze alla famiglia del ciclista che ci ha lasciato così tragicamente».

Gianfranco Di Pretoro

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