La protesta dei Mercati Rionali di Roma per “salvare” le strutture

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Durante la Conferenza Stampa che si è svolta oggi al Mercato Esquilino, i rappresentanti delle A.G.S. e delle Cooperative hanno annunciato che lunedì 20 novembre ben 40 Mercati Rionali con 1.500 operatori, pari all’80% della totalità delle strutture, rimarranno chiusi agli utenti per poter aderire alla protesta.

Gli addetti del settore si sono dati appuntamento a Piazza del Campidoglio per mobilitarsi in modo compatto e unitario a fronte dei provvedimenti assunti da Roma Capitale in materia di Commercio su Aree Pubbliche. Secondo i presidenti dei Mercati Rionali è a rischio la sopravvivenza delle strutture affidategli in gestione e la tutela del futuro delle attività e di coloro che vi lavorano all’interno.

Infatti, Attraverso la Deliberazione n. 4 del 25/01/2017 l’Amministrazione Capitolina ha modificato la percentuale dei canoni sulle concessioni che le A.G.S. e le Cooperative sono tenute a versare a Roma Capitale, stabilendo una nuova tariffa unica pari al 50% del canone pieno. Con questo provvedimento tutti gli operatori dei Mercati Autogestiti, con effetto retroattivo, a partire dal 1° gennaio 2017, dovranno versare il 50% della tariffa all’Amministrazione Comunale, mentre il restante 50% potranno utilizzarlo per garantire tutti i servizi previsti dalla Convenzione sottoscritta con Roma Capitale.

A questo si aggiunge l’adozione del Nuovo Regolamento del Commercio su Aree Pubbliche che ha stabilito che per le maggiori occupazioni di superficie dell’interno dei Mercati in convenzione A.G.S. si applica la tariffa piena, senza tener conto dell’abbattimento del canone dell’80/90% previsto dall’atto di concessione sottoscritto dagli operatori dei Mercati suddetti.

I provvedimenti assunti dal Campidoglio sembrano voler procedere nella direzione di una delegittimazione dell’Istituto di Autogestione, screditando il ruolo svolto dalle A.G.S. e dalle Cooperative, con la prevedibile conseguenza che questo importante taglio delle risorse disponibili, non farà altro che aggravare le condizioni di declino e di abbandono in cui versano le tradizionali strutture annonarie.

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